la Repubblica, 3 agosto 2019
L’amaca di Serra
QQ1
QQ2
Il vero problema è avere perduto il coraggio, o la fantasia, o l’incoscienza (segnate con una crocetta la parola giusta) di parlare d’altro. Accadde già ai tempi del Berlusca. Un ossesso del quale fummo preda per anni: ossessionati, appunto.
La cosa minaccia di ripetersi, a un livello perfino più basso, con questo tanghero di poche parole, e quelle poche brutte.
Faccio un esempio. Leggo la storia di Abiy Ahmed, 42 anni, premier etiope, che vuole piantare un miliardo di alberi, con una gigantesca mobilitazione popolare, per riforestare il suo paese e arginare la siccità. Ha già cominciato a farlo. Lo ha intervistato su Repubblica Raffaella Scuderi. È una storia entusiasmante.
Precaria, forse velleitaria, ma entusiasmante. Non ne sapevo nulla.
Aveva fatto capolino sui nostri giornali, mesi fa, la notizia (storica) che l’Etiopia è il primo Stato africano ad avere eletto presidente una donna: ma aveva conquistato circa un centesimo dello spazio occupato da Toninelli.
Non so voi, ma a me la riforestazione di un territorio riarso interessa cento volte più di Toninelli. Vorrei che Abiy Ahmed fosse l’apertura dei telegiornali e il primo titolo dei giornali. Eppure sono irresistibilmente attratto da ogni rigo che riguarda le nostre cosette domestiche, così attratto, così risucchiato nel gorgo malefico del cortiletto stizzito e piccino al quale ci affacciamo ogni giorno, che so tutto di Toninelli e non sapevo niente dell’Etiopia. È tutta colpa nostra, solo colpa nostra: di noi che leggiamo, di noi che scriviamo. Ci hanno rubato l’agenda, ormai molti anni fa. O proviamo a riscriverne un’altra, da zero, con parole nostre, o un miliardo di alberi avranno meno spazio, nei nostri pensieri e nei nostri sogni, di Toninelli e Salvinelli.