La Stampa, 3 agosto 2019
Il buongiorno di Feltri
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La disputa attorno al liceo di Alessandria, se sottrarne l’intitolazione al matematico e astronomo Giovanni Antonio Amedeo Plana per consegnarla a Umberto Eco, non è affatto stucchevole, al contrario delle molte che l’hanno preceduta nella sfiancante storia toponomastica italiana. Pochi giorni fa, a Parma, l’opposizione leghista ha chiesto la cancellazione di via Tito, inteso sanguinario dittatore comunista nella Jugoslavia del secondo dopoguerra. Ogni tre per due si accendono partite su viale Lenin e piazza Che Guevara e vicolo Almirante, secondo i gusti dei proponenti e dei contrastanti. A Bergamo la peripezia spettacolare è quella dello stadio, intestato alla nascita, nel 1928, al milite fascista Mario Brumana morto ventunenne in uno scontro coi rossi un mese prima della marcia su Roma. Dopo la Liberazione, lo stadio fu defascistizzato e rinominato Comunale, in una riconversione democratica di forte tendenza collettivistica. Ma nel 1994, in una Bergamo bossiana e separatista, il sindaco democristiano volle il terrificante titolo di stadio Atleti Azzurri d’Italia, cioè neopatriottico ma non ancora sovranista: ora siamo in trepidante attesa di stadio Putin. Tutto questo andirivieni di battesimi, secondo il politicamente dominante, è senz’altro la sostituzione della memoria con una memoria più à la page, ma soprattutto il tentativo di raccontare non quello che siamo stati bensì quello che non avremmo voluto essere. E in fondo non c’è nulla di altrettanto autobiografico nella volatile Italia contemporanea.
(Il Buongiorno va in vacanza, torna martedì 27 agosto)