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 2019  agosto 03 Sabato calendario

Johnson ha la maggioranza per un solo seggio

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Si fa più difficile la strada per la Brexit, e in particolare per il “no deal”, l’uscita dall’Unione europea senza accordi, minacciata da Boris Johnson da quando ha conquistato Downing Street due settimane fa. La già fragilissima maggioranza conservatrice in parlamento si riduce ulteriormente a un solo seggio, 320 contro i 319 dell’opposizione, dopo la vittoria della candidata liberaldemocratica Jane Dodds in un’elezione suppletiva in Galles, in cui ha portato via il posto a un deputato dei Tories. Se si tiene conto dei parlamentari “ribelli” ostili alla Brexit nelle file del partito di governo, di fatto Johnson non ha già più una maggioranza.
L’elezione in Galles fornisce altri segnali interessanti. Tre partiti nettamente anti-Brexit, i lib-dem, i verdi e gli indipendentisti gallesi, si sono coalizzati sostenendo tutti la candidata che ha vinto. I conservatori hanno perso perché il nuovo Brexit Party fondato e diretto da Nigel Farage ha portato loro via il 10 per cento dei voti.
E il Labour ha perso il 12 per cento dei consensi, precipitando al quarto posto tra i partiti locali, un evidente effetto della posizione ambigua sulla Brexit del suo leader Jeremy Corbyn, che nei giorni scorsi in un’intervista televisiva ha smentito le sue precedenti aperture a un nuovo referendum sulla Ue: se i laburisti vinceranno le prossime elezioni, ha detto, riapriranno il negoziato con Bruxelles per ottenere una “soft” Brexit, piuttosto che battersi per restare in Europa.
Se questi fenomeni si ripeteranno in un’elezione nazionale sarebbero dolori per i Tories e per il Labour, costringendoli come minimo a una coalizione con altri partiti per governare o addirittura sconvolgendo gli attuali equilibri politici. E l’opinione dominante è che elezioni anticipate in autunno, forse prima della scadenza del 31 ottobre fissata per realizzare la Brexit, siano l’unica soluzione, se la linea dura di Johnson con la Ue non è un bluff e il parlamento britannico bloccherà l’uscita con il “no deal”.
Nel frattempo, Johnson e la fidanzata Carrie Symonds hanno deciso di abitare nella residenza al numero 11 di Downing Street, di norma riservata al ministro del Tesoro, anziché in quella al numero 10 sopra l’ufficio del premier, perché è più grande. Non è chiaro cosa se ne facciano di quattro camere da letto. Comunque potrebbero non restarci a lungo.