ItaliaOggi, 2 agosto 2019
Periscopio
Smarrimento tra i pedissequi. Dove sono finiti i pedissequo e qua? Uffa News. Dino Basili.La lotta per il controllo dell’informazione sarà trasmessa in differita dal vincente. Altan, Donne nude. Longanesi, 2011.
Ce ne stanno un sacco di romani, a Milano. Il romano è il nuovo calabrese. Ma come è potuto succedere che Milano sia diventata così fica? Negli anni Novanta era un posto infernale. Ma anche fino a poco prima del 2015. Io sono andata via che era il 2010 e cominciava allora a rinascere. Prima era pesante. Lorenza Baroncelli, direttrice della Triennale di Milano (Michele Masneri). Il Foglio.
Mio padre era sempre al lavoro, ma non ci ha mai fatto sentire trascurati. Ci portava con lui ai congressi degli enologi, dove vinceva sempre le gare di sci. Il suo piccolo momento di gloria sportivo. Camilla Lunelli, responsabile comunicazione di Cantine Ferrari (Luciano Ferraro). Corsera.
Le polemiche sulla Casta sono di un’ipocrisia terribile. I pentastellati non sono forse una casta? Ora hanno aperto alla deroga per il secondo mandato. Vorrei essere in vita quando si concederanno il terzo. Pasquale Laurito, direttore de la Velina Rossa (Stefano Lorenzetto, scrittore). Corsera.
Non vidi piazzale Loreto. Mi rifiutai di assistere a quella che Valiani definì macelleria messicana. Sergio Romano, ex ambasciatore italiano, saggista di politica estera (Aldo Cazzullo). Corsera.
La comunicazione politica di Renzi è tarata su due misure: la rivendicazione e l’insulto: «Luigi Di Maio alias l’incompetente. Intanto è apprezzabile che abbia azzeccato il congiuntivo». Daniela Ranieri. Il Fatto quotidiano.
L’Italia è il paese delle contraddizioni: importiamo e consumiano milioni di tonnellate di Cibi Ogm ma ne vietiamo la coltivazione e la ricerca. Carlo Rubbia, premio Nobel (Proprietà edilizia).
Il 35% degli adolescenti che hanno appena affrontato la maturità, uscendo quindi da un più che decennale cursus studiorum, non riesce a comprendere un testo di media complessità: leggono, ma non capiscono. I dati dell’Invalsi, che sconcertano e preoccupano (finalmente) il ministro della pubblica istruzione, non stupiscono affatto chi insegna nella scuola o nell’università. Né, soprattutto, chi abbia assistito alla parabola involutiva che negli ultimi cinquant’anni ha subito l’istruzione di stato, progressivamente svuotata di contenuti, ridotta a mera illusione, proposta al popolo quale sorta di oppio non più offerto da una religione ma imposto da un’ideologia, e in alcuni casi da una strategia, politica o partitica. Silvia Ronchey. la Repubblica.
Il metodo è tutto per un giornalista. E l’ho adottato anche per scrivere il mio ultimo libro Invano. Ad esempio, quando ho preparato il capitolo sulla caduta di Prodi nel ’98 ho deciso di leggere tutti libri di Bruno Vespa, e alla fine ho scritto una digressione su come Vespa ha raccontato la storia d’Italia. Per ogni capitolo ho prima riempito a mano decine di taccuini (Li tira fuori, sono fitti fitti di appunti vergati con un pennino d’inchiostro azzurro). Filippo Ceccarelli, giornalista parlamentare (Concetto Vecchio). il venerdì.
Mi ero imbattuto anni fa nel pensiero di Angela Volpini, grazie a un libro dove dialogava con Raimon Panikkar della sua esperienza mistica. Colpiva che uno dei grandi storici delle religioni si confrontasse con una donna che con semplicità affermava di aver visto ripetute volte la Madonna. Mi incuriosiva la persona (il prossimo anno compirà 80 anni) e al tempo stesso ne diffidavo, come può farlo uno scettico, un tiepido non credente. Poi un nuovo libro, questa volta scritto assieme a Paolo Rodari (Dio non è nascosto, edizioni San Paolo), mi ha convinto che Angela è una persona speciale, forse unica, e sono andato a trovarla nel paesino che le ha dato i natali e in cui vive: Casanova Staffora, a quasi un’ora di macchina da Voghera. Ho mangiato con lei e con il marito Giovanni, di professione sociologo rurale, ho visitato quei luoghi che sono all’incrocio di ben tre regioni (Piemonte, Lombardia, Liguria) e l’ho ascoltata lungamente parlare. Angela Volpini, mistica di sinistra (Antonio Gnoli). la Repubblica.
Sfogliamo un libro di fotografie di Marina Cicogna, «foto, testi, strafalcioni di Marina Cicogna». In copertina, «queste sono le mani di mia mamma, coi gioielli di Angelini, un artigiano pazzesco di Tripoli». Marina Cicogna (Michele Masneri). Il Foglio.
Mi feci serio e dissi a Gustavo Selva: «Sapevi che ci sarei arrivato: come ti è saltata in mente la fesseria dell’autoambulanza?». «Ah, quella…», fece Selva con imbarazzo recitato e due vispi occhietti da malandrino. Tempo prima del nostro incontro, Gustavo aveva finto un malore per salire su un’ambulanza e arrivare in tempo, a sirene spiegate, a un talk show. «È prevalso il mio istinto di giornalista di non mancare un avvenimento», disse contrito e aggiunse: «Salii sull’ambulanza di Palazzo Chigi dove mi trovavo». «Arrivato in tv ti sei vantato di avere usato un trucchetto di giornalista e scoppiò lo scandalo». «Non ho danneggiato nessuno. L’ambulanza era della presidenza del consiglio, non l’ho sottratta a nessun cittadino», provò ancora a difendersi. Lo guardai severo e alla fine si arrese: «Sono stato un coglione. L’ora del coglione arriva per tutti almeno una volta nella vita». Su questa conclusione filosofica ci lasciammo e fu l’ultima volta che lo vidi. Sette anni dopo, Gustavo morì, ottantottenne. Era un 16 marzo, giorno anniversario del rapimento di Aldo Moro sulla cui tragedia aveva scritto un libro commosso. Giancarlo Perna. LaVerità.
Si parla tanto di omofobia, ma la misoginia? Perché c’è, in primis sul lavoro, dove le donne avrebbero tanto da dire, ma sono spesso boicottate. Poi, certo, anche le donne sbagliano, quando non si alleano tra di loro. Donatella Rettore, cantante (Raffaella Oliva), Io donna. Corsera.
La mia tv era varietà e sapienza. Non voglio fare classifiche ma ho letto abbastanza. Per coscienza professionale. Veniva ospite Montanelli e conoscevo il suo ultimo libro meglio di lui. Nella mia Domenica In non c’era la medietà, sono passati Bocca, Biagi, Umberto Eco. Io volevo che la cultura si vedesse e che la gente, di me, dicesse: però è preparato. A Militello, il mio paese, nel mese mariano venivano i predicatori da Siena. Una volta arrivò Don Andrea, un pozzo di scienza. Le vecchiette non capivano una parola ma erano affascinate dal suono. Quando la cultura è profonda suscita attrazione. Pippo Baudo (Goffredo De Marchis). la Repubblica.
Lo slogan non deve convincere, ma colpire Roberto Gervaso. Il Messaggero.