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 2019  agosto 02 Venerdì calendario

Pista russa per la nube radioattiva in Europa

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La nube radioattiva avvertita in Europa nell’autunno 2017, tra il 29 settembre e il 7 ottobre, composta esclusivamente da rutenio, raro metallo indicato con il numero atomico 44, veniva dalla Russia. A confermare l’ipotesi di questo scenario è lo studio scientifico, firmato da 69 ricercatori di Europa e Canada, pubblicato sulla rivista Pnas dell’Accademia delle Scienze degli Usa. Concentrazioni fino a 176 millibecquerels per metri cubi di aria (un becquerel è un decadimento radioattivo al secondo) sono state rilevate sulla Romania, 100 volte di più di quanto misurato in Europa dopo l’incidente alla centrale nucleare giapponese di Fukushima. Tuttavia, «anche a questi livelli, la nuvola non ha rappresentato un rischio per la salute umana o l’ambiente», ha precisato lo studio, ripreso da Le Figaro. La fuga di rutenio sarebbe legata a un incidente sul sito di ritrattamento nucleare di Maïak, nel Sud degli Urali. Il condizionale è d’obbligo è viene usato anche dai ricercatori dal momento che la Russia rifiuta di riconoscere le proprie responsabilità, secondo quanto ha riportato Le Figaro. Inoltre, i ricercatori hanno fatto sapere che verrà pubblicato un altro articolo sull’argomento che spiegherà nei dettagli il sistema di modelizzazione che gli ha permesso di localizzare, in funzione delle ricadute di Ru 106 (un isotopo del rutenio) misurato in Europa, l’origine dell’inquinamento che veniva dal Sud degli Urali e dunque, molto probabilmente dal sito di Maïak, l’unico al mondo a poter trattare dei combustibili usati in un tempo breve dopo la loro irradiazione. Inoltre, l’agenzia internazionale dell’energia atomica (Aiea) a Vienna (Austria) ha fatto sapere che in mancanza di rischi per la salute umana non ha mandato per avviare indagini supplementari come avviene per elevati livelli di radioattività di origine sconosciuta.