Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2019  agosto 02 Venerdì calendario

In India non si può più divorziare all’istante

QQ2
Talaq. Bastava questa parola ripetuta tre volte e, in India, un marito musulmano poteva considerarsi divorziato. Molte donne vivevano con il timore di poter essere buttate fuori dalle loro case perché il loro uomo, se lo desiderava, poteva porre fine al matrimonio da un momento all’altro. Il Parlamento indiano ha finalmente approvato il disegno di legge che rende la pratica del «divorzio istantaneo» reato. L’uso del «triple-talaq» o «Talaq-e-Bidat», da parte di un uomo, è stato dichiarato illegale in India. La pratica è punibile con un massimo di tre anni di carcere. Nel 2017, la Corte Suprema aveva dichiarato la prassi incostituzionale. La nuova legge è arrivata due anni dopo che la Corte Suprema aveva stabilito che il triplo talaq violava i diritti delle donne musulmane. Martedì, il disegno di legge è stato approvato alla Camera alta con 99 voti favorevoli, 84 contrari e una serie di astensioni. La Camera bassa, chiamata Lok Sabha, aveva approvato il disegno di legge la settimana scorsa. Le donne, in India, lottavano da anni per abolire questa regola.
Il primo ministro Narendra Modi ha celebrato il voto su Twitter come «una vittoria della giustizia di genere» che «favorirà ulteriormente la parità». Ha definito anche il triplo talaq come «una pratica arcaica e medievale». Più di 20 Paesi, tra cui il vicino Pakistan e il Bangladesh hanno vietato il divorzio istantaneo sulla parola. Ma l’usanza, in India, era continuata.
Il partito di governo indiano Bharatiya Janata Party (Bjp) sostiene il disegno di legge, il principale partito all’opposizione. Per più di un anno, il disegno di legge era stato bloccato nella camera alta del parlamento – Rajya Sabha – dove il Bjp non ha la maggioranza. Alcuni parlamentari lo hanno definito ingiusto: la pena detentiva di tre anni per il marito era considerata eccessiva.
«L’India gioisce oggi!» ha scritto Modi su Twitter. Ma diversi critici, tra cui anche Asaduddin Owaisi, membro di opposizione nel Parlamento, hanno accusato il partito del primo ministro di aver preso di mira i musulmani e di non essere riuscito a riformare la società indù.
«Questa legge è contro le donne musulmane e le emargina ancora di più. La legge forza una donna a rimanere in un matrimonio con un uomo imprigionato che ha abusato di lei verbalmente ed emotivamente», ha scritto Owaisi su Twitter. Alcuni gruppi, invece, sostengono che il divorzio immediato sia sbagliato, ma credono che la pratica dovrebbe essere rivista dai leader della comunità e non dal governo. In India, i musulmani sono il 13% del totale della popolazione, per la maggior parte sono sunniti governati dalla legge religiosa per le questioni familiari. Per questo, molti vedono l’intervento dello Stato come invasivo. Ma ora, con il consenso finale del presidente indiano Ram Nath Kovind di mercoledì, il divieto del triplo talaq è diventato legge, a tutti gli effetti.