il Giornale, 2 agosto 2019
I cinquant’anni di «Je t’aime... moi non plus»
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«Il 1969 è stato l’anno più erotico del XX secolo» ha sentenziato il cantautore francese Serge Gainsbourg. Provocatore nato, raffinato paroliere, esploratore degli stili musicali più diversi, nel 1969 Gainsbourg è una stella in Francia. La sua fama però sta per diventare mondiale, grazie alla canzone più scandalosa di tutti i tempi. Nel 1969 infatti pubblica Je t’aime... moi non plus. La conosce anche chi non la conosce. Nel senso che chiunque ha ascoltato almeno una volta le moine e poi l’orgasmo della bellissima Jane Birkin, accompagnato dai sussurri di Gainsbourg, amante di diciannove anni più vecchio di lei, e da una melodia sensuale suonata da un elegante organo elettrico.
La canzone esce in febbraio ma arriva in Italia qualche mese dopo, come normale all’epoca, col traino pubblicitario di un veto della Bbc e la censura di Spagna, Portogallo, Svezia e Brasile. Ripercorriamo l’accoglienza del brano nel nostro Paese sfogliando il libro di Jennifer Radulovic, Gainsbourg. Scandale! (Paginauno). Antonio Lubrano lo bolla come «porno-canzone» sul Radiocorriere Tv. Je t’aime... moi non plus parte forte e sale in classifica. Il 15 agosto la Rai vieta a Lelio Luttazzi, conduttore di Hit Parade in radio, di trasmettere la canzone e di pronunciarne il titolo. Scatta il dibattito, che si infiamma (...)
(...) dopo l’intervento dell’Osservatore romano. Sabato 23 agosto, il giornale del Vaticano spara ad alzo zero: Je t’aime... moi non plus è pura oscenità, la Rai ha fatto bene a bandirla, non è censura ma «profilassi morale». La cosa interessante, sottolineata da Radulovic, è che l’articolo non figura nella sezione Spettacoli ma a pagina due. Incredibile a dirsi, non si cita mai il titolo della canzone né il nome dell’autore. Insomma, è incomprensibile per chiunque non conosca già la vicenda. Risposta di Gainsbourg: «Il Papa è il mio migliore addetto stampa». Infatti la «scomunica» accende ulteriormente l’interesse. Il 28 agosto la Procura di Milano decreta il sequestro per oscenità. I negozianti gioiscono e aumentano il prezzo da 750 lire a 3000. Infilano il 45 giri di Gainsbourg nelle buste dei dischi per bambini. Sono vendite illegali. Finalmente gli adolescenti, purché abbiano i soldi in tasca, possono ascoltare in santa pace gli amori tra Jane Birkin e Serge Gainsbourg. Inutile a dirsi: Je t’aime... moi non plus diventa un classico e il simbolo della liberazione sessuale.
Attenzione però: Gainsbourg è rimasto indifferente al Maggio francese, diventerà famoso anche per uno sberleffo al regime comunista di Tito e per i suoi gesti spettacolari contro le tasse, come bruciare banconote in televisione. Anticonformista, sì. Ma lontano dalla contestazione che a lui, quarantenne figlio di ebrei ucraini perseguitati prima dai comunisti e poi dai nazisti, sembrava probabilmente uno sfogo da «ragazzini senza armi». Oggi le pop star cantano qualsiasi porcata senza destare stupore, Je t’aime... moi mon plus mantiene invece la sua carica erotica. Non dice nulla di troppo esplicito ma è così reale da accendere subito la fantasia.
Questa però è solo l’ultima parte della storia. Prima di Jane Birkin ci fu Brigitte Bardot. La diva e Gainsbourg ebbero una breve ma torrida storia d’amore, bruciata in pochi mesi nel 1968. Un giorno la Bardot chiede a Gainsbourg di scrivere la più bella canzone d’amore di tutti i tempi. Serge non va a dormire e scrive Je t’aime... moi non plus. La coppia incide il brano e, dice la leggenda, la Bardot non deve neppure recitare la parte dell’orgasmo, per niente simulato. Piccolo problema. La Bardot è sposata con il playboy Gunter Sachs che piomba a Parigi, pretende il ritorno della consorte e soprattutto le impone di fermare la pubblicazione di Je t’aime... moi non plus. Gainsbourg controvoglia acconsente. Pochi mesi dopo B.B. pianta Sachs. Nel frattempo, Serge, distrutto dall’abbandono, ha ritrovato vita tra le braccia di Jane Birkin. Dopo aver proposto Je t’aime... moi non plus ad altre cantanti, decide che un tocco di verità non guasta mai e la Birkin finisce davanti al microfono. Risultato: successo mondiale.
Gainsbourg ha trovato la sua musa. Lei è così giovane... È la sua Lolita. Infatti cerca di comprare i diritti del romanzo di Nabokov uscito nel 1955. Vorrebbe realizzare film e colonna sonora. Niente da fare, i diritti sono ancora di Stanley Kubrick, che dal romanzo ha tratto un film nel 1962. Allora Gainsbourg si inventa la sua Lolita, e scrive l’album Histoire de Melody Nelson, uscito nel 1971, il suo capolavoro. In copertina una splendida Birkin. Nei solchi, l’amore, il sesso e la morte.