Libero, 2 agosto 2019
Il prete di Piacenza che drogava i ragazzini per poi abusare di loro
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Per abusare di loro li avrebbe addirittura drogati di nascosto. Accuse pesantissime quelle mosse nei confronti di don Stefano Segalini, un sacerdote di Piacenza arrestato ieri per presunti abusi sessuali su ragazzi maggiorenni che frequentavano la sua parrocchia, San Giuseppe Operaio di Piacenza. Nei suoi confronti si ipotizzano i reati di abuso sessuale, ma anche di procurato stato di incapacità. Secondo gli inquirenti, che da mesi lo tenevano sott’occhio dopo alcuni esposti arrivati in Diocesi, il sacerdote in alcuni casi avrebbe messo sostanze psicotrope nelle loro bevande per stordirli per poi commettere gli abusi. I casi di maggiorenni coinvolti, sarebbero più di uno, tra cui anche un giovane neo maggiorenne. Tra le vittime, finite nelle grinfie del prelato, ci sarebbe anche un 35enne. Anche in questo caso, don Stefano sarebbe ricorso alle sostanze chimiche per ridurre lo stato di coscienza delle vittime al fine di mettere in atto gli abusi sessuali. Gran parte degli esposti, ad ogni modo, riguardano persone che ruotavano nella cerchia di fedeli legati alla sua parrocchia. Un episodio che ricorda molto da vicino quanto accaduto ad Aversa, con il prete sospeso dall’incarico anche in quell’occasione. Anche in questo caso si parlava di abusi sessuali, ma senza l’uso di droghe per stordire e per poter arrivare a commettere le violenze. dimesso da poco Don Segalini si era dimesso nel maggio scorso. Il vescovo Gianni Ambrosio, venuto a conoscenza dell’indagine in cui era coinvolto, lo aveva destituito in via cautelare dall’incarico. Lo stesso vescovo, domenica 26 maggio, prima della messa da lui volutamente presieduta, era intervenuto per spiegare ai fedeli le ragioni delle dimissioni e aveva parlato di «… presunti e deprecabili comportamenti». Dichiarazioni che avevano lasciato sbalorditi i fedeli, gli stessi che ora sui social si dividono tra innocentisti e colpevolisti. Intanto ieri la squadra mobile della questura di Piacenza, guidata da Serena Pieri, che ha condotto le indagini, lo ha sottoposto a una ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari, emessa dal gip del Tribunale di Piacenza su richiesta del pubblico ministero Emilio Pisante, in una casa spirituale della Diocesi, che si trova in un comune della Lombardia. l’inchiesta Un’inchiesta che ha mosso i suoi passi diversi mesi fa e che ha avuto una svolta nelle ultime settimane. Era infatti il maggio scorso quando il prelato ha annunciato le sue dimissioni. Su Facebook scriveva: «Vi chiedo, per avere un po’ di pace, di non scrivere più niente e pregare. Grazie. Ps: non commentate o mettete “mi piace”. So che mi volete bene». Proprio sulla pagina di don Stefano Segalini erano comparsi messaggi, per la maggior parte di incoraggiamento e di sostegno da parte dei suoi fedeli. Lo stesso parroco aveva pubblicato un breve post in cui chiedeva di pregare per la «verità». Intanto su di lui gli inquirenti avevano raccolto materiale a sufficienza, tanto da portare l’altro ieri il gip a firmare l’ordine di arresto per evitare la reiterazione del reato. Poco prima gli investigatori della squadra mobile avevano sequestrato computer ed altro materiale utile alle indagini, per cercare di far luce sulla vita privata del sacerdote. Secondo indiscrezioni, non sono emersi elementi riguardanti atti di pedofilia da parte dell’indagato. Il provvedimento è basato su una misura cautelare relativa a una indagine comunque non ancora conclusa. La procura ha comunque valutato, sulla base dei primi riscontri, che possono sussistere una o più delle cosiddette esigenze cautelari nei suoi confronti. Per questo l’ex parroco della chiesa San Giuseppe Operaio di Piacenza, una delle più popolose comunità cattoliche della città, si trova da ieri agli arresti domiciliari in attesa dell’interrogatorio di garanzia che si dovrebbe tenere o stamane o al massimo lunedì prossimo. In quella sede il giudice deciderà se confermate o meno la misura restrittiva nei suoi confronti.