Libero, 2 agosto 2019
I vip si mobilitano per i bambini venduti di Bibbiano
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Incredibile ma bello. Il caso di Bibbiano, con i bambini rapiti alle famiglie grazie a relazioni falsificate dei servizi sociali di matrice rossa, ha liberato dai ceppi del conformismo di sinistra le caviglie ben tornite di Sabrina Ferilli, Laura Pausini, Ornella Vanoni, Rita Dalla Chiesa, Milly Carlucci, Fiorella Mannoia, Monica Leofreddi. Come scrisse Agostino d’Ippona: «Ex malo bonum». Che, tradotto poeticamente da Fabrizio De Andrè, suona così: «Dal letame nascono fior». Non è tanto normale. Dinanzi ad un male così radicato e tacitato ha prevalso qualcosa di nuovo e di straordinario in quel giro di facce, che hanno dimostrato di avere anche una testa. Cantanti, attori e attrici, conduttori e conduttrici, se ne sono sbattuti delle mine anti-uomo piazzate da Repubblica e dalla rivista Rolling Stones, che è un po’ il Sant’Uffizio dei dogmi della casta, e si sono schierati con un coraggio nuovo. Non per sostituirsi ai Tribunali, ma per chiedere inchieste severe a vasto raggio, quando oggi si interviene solo dove il bubbone paonazzo esplode. VIVA IL LIBERO PENSIERO I nomi di cui sopra non appartengono all’ovile della destra accusata di strumentalizzare lo scandalo. Non intendono però appecoronarsi nel gregge progressista. Un po’ di libero pensiero non guasta. Senza fare l’esame del sangue a nessuno, Sabrina Ferilli, Fiorella Mannoia e Ornella Vanoni non passano certo per fiancheggiatrici di Salvini. Semmai sono note per aver partecipato a manifestazioni contro i porti chiusi. Il Pci, scusate il Pd, si aspettava da loro un minimo di senso della bandiera, essendo implicato quel partito non tanto per le ipotesi di reato (modeste) contro il sindaco di Bibbiano, quanto di essere responsabile politico di un sistema che ha già mostrato il suo volto famigerato lungo il corso degli anni. Una catena di (s)montaggio delle famiglie che parte dalla politica e arriva ai Tribunali minorili e al “rapimento” legale di bimbi. Niente da fare. Stavolta non ha funzionato l’adunata dei compagni contro le provocazione delle forze reazionarie. E così, mentre il Pci, pardon Pd, costituisce pool di avvocati non per tutelare le famiglie offese, ma per attaccare i presunti diffamatori; e mentre nei circoli dem si raccolgono fondi per sostenere Carola Rackete e la sua associazione milionaria (per le vittime di Bibbiano? Figuriamoci); in controtendenza rispetto all’onda rossa ci sono personaggi che, esponendosi alle contumelie social e ai boicottaggi dei botteghini, non si sono limitati a spedire tweet, che pure è già espressione di audacia notevole, ma hanno firmato una petizione del Moige, Movimento italiano genitori, sostenendo economicamente la sua battaglia di sostegno alle famiglie in difficoltà. La privacy vieta di far conoscere i contributi in denaro e altre liberalità dei sottoscrittori, ma le firme sono quelle lì. Di sicuro la petizione del Moige si infila come una baionetta nelle parti molle dell’ipocrisia rossa, che prevede l’intangibilità e la purezza di magistratura e servizi sociali. L’appello non ha nulla di accomodante. Vuole spingere il Parlamento e le amministrazioni regionali e locali a istituire commissioni di inchiesta onde far valere regole inossidabili per combattere questa malattia professionale, non sempre in buona fede, di certe squadre di assistenti sociali e di talune Onlus fornitrici di psicologi pronti a tagliare i legami familiari su basi come minimo irresponsabili. Hanno cercato di fermare questa onda anomala. Le prime folgori sono cadute in testa a Laura Pausini, a Nek e soprattutto ad una Ornella Vanoni furibonda. Queste saette dovevano fungere da dissuasori per altri artisti di fama. Il monito implicito era: guai a parlare di Bibbiano, se no vi roviniamo con la clientela. Repubblica, con un articolo di satira davvero da vomito, firmato Luca Bottura, autore prediletto da Fabio Fazio, fulminava Laura Pausini e soprattutto linciava il cantautore Nek perché addirittura anti-abortista: «Nek esordì a Sanremo con una canzone antiabortista che risulta tutt’ora nella lista dei crimini contro l’umanità, dopo Nagasaki e Hiroshima ma comunque prima del gelato gusto Puffo». Fantastico mescolare il gelato, Hiroshima, gli aborti, i Puffi, sembra giusto il format di “Che tempo che fa”. Rolling Stones se l’è presa soprattutto con la Vanoni. Questo il titolo: «I musicisti italiani hanno perso la testa». Forse per una volta l’hanno usata invece della terza narice. INSULTI GRATUITI
La deterrenza ha funzionato per qualche giorno. Laura Pausini a dire il vero si è spaventata, e ha spiegato che non aveva intenti politici ma umanitari: e però, per superiori ragioni commerciali, ha dovuto spegnere la sua insegna. Ma i cavalli di Frisia piazzati dai genieri del partito unico sono stati comunque travolti da un tornado di libertà. È arrivato nel gruppo persino Alessandro Borghese, il popolare recensore di trattorie, il quale deve aver capito come sono perseguitati i bambini dopo aver visionato alcune mense. Tranquilli. Mannoia, Borghese, Carlucci, Dalla Chiesa hanno ricevuto e riceveranno la solita valanga di improperi social, insieme magari a qualche complimento. Tutta gloria. Come canterebbe Gian Pieretti: «Qualunque cosa fai, dovunque te ne vai, tu sempre tweet in faccia prenderai».