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 2019  agosto 02 Venerdì calendario

L’Olanda vieta il burqa

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Sono «soltanto» 200, al massimo 400, le donne che circolano in Olanda bardate dalla testa ai piedi, in un paese abitato da 17 milioni di persone. Ecco scodellato il criterio quantitativo, attualmente l’argomento principale per sminuire l’importanza del divieto di indossare il burqa. Ieri, dopo un decennio di dibattito politico, nei Paesi Bassi è entrata in vigore la legge che proibisce il velo integrale negli uffici, negli ospedali e sui mezzi di trasporto pubblici. Sarà ancora possibile soltanto per strada, ma il volto dovrà essere scoperto a semplice richiesta da parte della polizia. In caso di rifiuto, le persone saranno allontanate dall’edificio o dal mezzo di trasporto e multate per 150 euro.
RESISTENZE
Nel caso in cui si trattasse di un fenomeno di massa, ovviamente, il pretesto si capovolgerebbe: è una pratica diffusa, che non vale la pena impedire perché ormai è entrata a pieno titolo nella cultura nazionale. Giuridicamente, non ha senso. Se i reati si moltiplicano, occorre agire con più efficacia. La loro depenalizzazione va nella direzione contraria, dell’accettazione passiva del crimine. Eppure, le stesse forze dell’ordine sembrano essersi intimorite. Temono che la norma impedisca alle donne di entrare in un commissariato a sporgere una denuncia. Finora non è accaduto che un attentatore suicida nascondesse ordigni o armi sotto gli indumenti femminili tradizionali dell’islam. Chi ha colpito, dall’assassinio del regista Theo van Gogh nel 2004 agli attacchi sventati alla fine del 2018, lo ha fatto senza dissimulare le proprie fattezze fisiche o travestendosi. Questo non toglie che, oltre a centinaia di fedeli animate dalla devozione all’islam più radicale, anche qualche uomo possa travestirsi per sfuggire ai controlli. È già capitato che lo facessero i fuggitivi del Califfato nel tentativo di sottrarsi alla cattura. Nulla impedisce ai foreign fighters tornati in Europa di mimetizzarsi. Quindi, la prudenza induce ad adottare un criterio qualitativo: è sufficiente che una sola persona si renda irriconoscibile per condurre un attacco kamikaze. I controlli sono dunque doverosi per garantire la sicurezza della popolazione. Non è odio per l’islam. Anche dei musulmani potrebbero cadere vittime di un’esplosione fra la folla. E vanno tutelati come tutti gli altri. In realtà, regna più il timore della consapevolezza, se anche i dirigenti dei trasporti locali olandesi hanno espresso perplessità sull’applicazione del divieto, si legge sul sito del Guardian. «La polizia ci ha detto che il divieto non è una priorità e quindi non potranno garantire un intervento nei soliti 30 minuti o addirittura per niente – ha detto il portavoce di Ret, la rete dei trasporti – questo significa che se una persona che indossa il burqa o il niqab cerca di salire su un nostro mezzo il nostro personale non può contare sull’intervento della polizia. Non spetta agli addetti far rispettare la legge e fare le multe». SOTTOMiSSIONE
Piuttosto di rispettare la legge dello Stato, la sindaca di Amsterdam, Femke Halshema, eletta con il partito della Sinistra Verde, osserva la sharia e ha dichiarato che le autorità della città ignoreranno il divieto. Ma i più furiosi sono i dirigenti del partito Nida, fondato da Ahmed Aboutaleb, ex sindaco di Rotterdam, il quale ha già annunciato che pagherà le multe delle donne colpite dalla misura e ha avviato una raccolta di fondi. Confermando che si tratta anche di uno scontro di culture.