La Stampa, 2 agosto 2019
Il buongiorno di Feltri
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Il Partito democratico, d’altronde, si fondò su quel che restava del Pds-Ds e della sinistra democristiana che durante Mani pulite contribuirono a demolire le garanzie costituzionali e lo Stato di diritto nella speranza di ricavarne un vitalizio politico, molto più sconcio di quello retributivo. Non è dunque così stupefacente che ieri abbia criticato Ivan Scalfarotto, suo deputato che martedì era andato in carcere a visitare l’assassino (e il complice) del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega. Ha cominciato Carlo Calenda additando la «stupidità» di Scalfarotto e ha chiuso il segretario Nicola Zingaretti con un imbelle comunicato per specificare il carattere individuale e non condiviso dell’iniziativa. Andare a visitare i carcerati è un precetto evangelico, un postulato di civiltà e un preciso dovere dei parlamentari che hanno il compito di appurare il rispetto dei diritti dei detenuti, gli ultimi fra gli ultimi, e se ci andassero più spesso saprebbero che sono rispettati quasi mai. Per aggiungere strazio a strazio, dopo ventiquattro ore di silenzio sono state due righe indignate di Matteo Salvini, che tuttavia salvineggiava, a scatenare il salvineggiamento del Pd. Ma se Salvini ha un’attenuante, che i consensi almeno li aumenta, il Pd non li aumenta né tantomeno li aumenterà mai se salvineggia. Rinunciare ai capisaldi della democrazia liberale in nome di un consenso, per di più chimerico, non è soltanto il tratto della cecità e della bancarotta morale ma stabilisce il perfetto approdo alla democrazia illiberale per unanime slancio del governo e di quasi tutte le opposizioni. Si salvi chi può.
Il Partito democratico, d’altronde, si fondò su quel che restava del Pds-Ds e della sinistra democristiana che durante Mani pulite contribuirono a demolire le garanzie costituzionali e lo Stato di diritto nella speranza di ricavarne un vitalizio politico, molto più sconcio di quello retributivo. Non è dunque così stupefacente che ieri abbia criticato Ivan Scalfarotto, suo deputato che martedì era andato in carcere a visitare l’assassino (e il complice) del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega. Ha cominciato Carlo Calenda additando la «stupidità» di Scalfarotto e ha chiuso il segretario Nicola Zingaretti con un imbelle comunicato per specificare il carattere individuale e non condiviso dell’iniziativa. Andare a visitare i carcerati è un precetto evangelico, un postulato di civiltà e un preciso dovere dei parlamentari che hanno il compito di appurare il rispetto dei diritti dei detenuti, gli ultimi fra gli ultimi, e se ci andassero più spesso saprebbero che sono rispettati quasi mai. Per aggiungere strazio a strazio, dopo ventiquattro ore di silenzio sono state due righe indignate di Matteo Salvini, che tuttavia salvineggiava, a scatenare il salvineggiamento del Pd. Ma se Salvini ha un’attenuante, che i consensi almeno li aumenta, il Pd non li aumenta né tantomeno li aumenterà mai se salvineggia. Rinunciare ai capisaldi della democrazia liberale in nome di un consenso, per di più chimerico, non è soltanto il tratto della cecità e della bancarotta morale ma stabilisce il perfetto approdo alla democrazia illiberale per unanime slancio del governo e di quasi tutte le opposizioni. Si salvi chi può.
Il Partito democratico, d’altronde, si fondò su quel che restava del Pds-Ds e della sinistra democristiana che durante Mani pulite contribuirono a demolire le garanzie costituzionali e lo Stato di diritto nella speranza di ricavarne un vitalizio politico, molto più sconcio di quello retributivo. Non è dunque così stupefacente che ieri abbia criticato Ivan Scalfarotto, suo deputato che martedì era andato in carcere a visitare l’assassino (e il complice) del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega. Ha cominciato Carlo Calenda additando la «stupidità» di Scalfarotto e ha chiuso il segretario Nicola Zingaretti con un imbelle comunicato per specificare il carattere individuale e non condiviso dell’iniziativa. Andare a visitare i carcerati è un precetto evangelico, un postulato di civiltà e un preciso dovere dei parlamentari che hanno il compito di appurare il rispetto dei diritti dei detenuti, gli ultimi fra gli ultimi, e se ci andassero più spesso saprebbero che sono rispettati quasi mai. Per aggiungere strazio a strazio, dopo ventiquattro ore di silenzio sono state due righe indignate di Matteo Salvini, che tuttavia salvineggiava, a scatenare il salvineggiamento del Pd. Ma se Salvini ha un’attenuante, che i consensi almeno li aumenta, il Pd non li aumenta né tantomeno li aumenterà mai se salvineggia. Rinunciare ai capisaldi della democrazia liberale in nome di un consenso, per di più chimerico, non è soltanto il tratto della cecità e della bancarotta morale ma stabilisce il perfetto approdo alla democrazia illiberale per unanime slancio del governo e di quasi tutte le opposizioni. Si salvi chi può.