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 2019  agosto 02 Venerdì calendario

Con la Brexit Londra è più economica

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"La sterlina affonda”, titola il Guardian. “Colpa della Brexit”, spiega il Financial Times. E d’improvviso milioni di inglesi in partenza per la tradizionale settimana nel sud Europa s’accorgono che le loro vacanze costano più care. Ma c’è anche qualcuno che ci guadagna: gli europei del continente che le vacanze vengono a farle in Gran Bretagna, italiani compresi. Una giornata tipica da turista a Londra – abbiamo fatto i conti provando a immaginarla – costa la bellezza di 188 euro in meno a persona rispetto a tre anni fa, ovvero rispetto al giorno prima del referendum del 2016 con cui questo paese scelse di uscire dalla Ue, illudendosi che fosse un buon affare (o meglio lasciandosi illudere da manipolatori visibili e occulti). L’affare, viceversa, lo hanno fatto quelli che vivono dall’altra parte della Manica.
Riassumiamo come sono andate le cose, dal punto di vista della moneta con Sua Maestà stampata sopra. Il 20 giugno 2016, alla vigilia del referendum sulla Brexit, al cambio ufficiale servivano 1,298 euro per acquistare 1 sterlina. Tre anni e un mese più tardi, basta 1,097 euro. Il calo della valuta britannica oscilla tra il 15 e il 18 per cento. È ancora più evidente per gli inglesi che cambiano denaro negli aeroporti della capitale, dove i cambiavalute – come riportato dall’ Independent e dall’ Evening Standard – adesso offrono appena 85 centesimi di euro per 1 sterlina. Si sa che quello è sempre il modo peggiore, ovvero più costoso, per cambiare soldi. Ma è indicativo di una tendenza: in discesa dal giorno del referendum, ora la sterlina crolla, perché Boris Johnson minaccia di uscire dalla Ue con il no deal, ossia senza alcun accordo con Bruxelles, ipotesi che secondo la Banca d’Inghilterra ha «una possibilità su tre» di provocare una recessione a breve termine. Il prezzo delle importazioni salirà, l’inflazione pure e la fiducia dei mercati diminuirà: questo è quello che aspetta il Regno Unito. E la lezione, si potrebbe aggiungere, per chi volesse seguirne le orme con un’analoga exit.
L’altra faccia della medaglia è che il risultato, per i turisti in arrivo a Londra dall’Europa, è positivo. Rispetto al cambio del 2016, la loro vacanza è sensibilmente più a buon mercato. Certo, in tre anni l’inflazione ha fatto aumentare i prezzi, ma finora qui è stata contenuta. Un semplice calcolo mostra la differenza. Una pinta di birra costava l’equivalente di 6,75 euro: ora costa 5.70. Una corsa in metrò (biglietto singolo: con la tessera Oyster Card sarebbe meno onerosa) passa da 6,36 a 5,37 euro. Per un giro sul London Eye, la ruota panoramica sul Tamigi, servivano 35 euro, ora ne sono sufficienti 29. Una borsa per lo shopping di Harrods, classico souvenir, scende da 32 a 27 euro. L’esperienza del tè inglese delle 5 (con sandwich e tramezzini) nei grandi magazzini Fortnum & Mason, vicino a Piccadilly Circus, cala da 141 a 119 euro. Un biglietto per vedere il musical “Mamma Mia” da 116 a 98. Una stanza d’albergo (tre stelle) da 132 a 111. E così via. La giornata tipo, fra breakfast all’inglese, fish & chips, shopping e teatro, comporta un risparmio di 188 euro a persona. Spalmato su una settimana e su una famiglia, sono un bel po’ di soldi.
Naturalmente è un calcolo approssimativo. La spesa di una vacanza a Londra dipende da cosa si compra, quanto si mangia, dove si dorme. Ma il dato di fondo è chiaro. Gli inglesi che partono per le vacanze in Europa, anche se non si fanno strozzare dai cambiavalute dell’aeroporto, spendono più di tre anni fa. Gli europei che vengono in vacanza a Londra spendono di meno. Imbrogliare la gente, ammoniva Mark Twain, è più facile che convincerla di essere stata imbrogliata. Ma al ritorno dalle ferie, data un’occhiata al conto in banca, anche i più ostinati sudditi di Sua Maestà potrebbero avere qualche dubbio sulla Brext.
Saldi all’inglese La capitale del Regno Unito è da sempre meta di punta per gli acquisti, non solo per i saldi