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 2019  agosto 02 Venerdì calendario

Cimolai, lasciato dalla moglie durante il Giro d’Italia. S’erano sposati sei mesi fa

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«In questa vittoria, in questa foto, c’è tutto me stesso. Riprendere la bici dopo il Giro d’Italia mi sembrava impossibile, difficile immaginare e spiegare quello che ho passato, provato e sofferto. A voi amici dedico questa vittoria perché mi siete stati vicini nel periodo più brutto della mia vita». Così martedì scorso su Instagram Davide Cimolai, 30 anni il 13 agosto, friulano, nazionale di ciclismo. La sua vita è quella del professionista di altissimo livello: 90/100 giorni di gara all’anno, 30 di trasferimenti, 40/50 di ritiri. A casa poco o niente da quando – aveva 21 anni – Davide firmò il primo contratto con la Liquigas di Basso e Nibali. Un po’ soldati di ventura, un po’ circensi, i ciclisti sono davvero i forzati della fatica.
La vita di Davide è cambiata un mese fa, in un giorno che doveva essere meraviglioso: la partenza del primo Giro d’Italia da capitano, come Cimolai ha raccontato a Giulia de Maio del sito tuttobiciweb.it: «Mi ero sposato a ottobre, innamoratissimo. Sei mesi dopo, mentre sto partendo, mia moglie mi dice che vuole stare sola, che ha bisogno di tempo e spazio per capire cosa prova nei miei confronti».
E nel giorno di riposo, il matrimonio finisce con una telefonata. «È stato – continua Cimolai – il momento più brutto della mia vita. Quando Greta è riuscita a dirmelo volevo tornare a casa. Scoprire che la donna che ami ha perso la testa per il suo nuovo datore di lavoro mi è sembrato pura follia». Quello tra Davide Cimolai e Greta Rover era stato il matrimonio ciclistico dell’anno. Fidanzati da sempre, belli, glamour sui social, i due si promettono fedeltà eterna a Sacile, alla presenza di tanti campioni: lui arriva in Porsche, vestito Pignatelli, lei – scrive il Messaggero Veneto – «fasciata in una creazione in bianco rigoroso dell’atelier Fausto Sarli: strascico leggerissimo di una decina di metri, corpetto senza maniche tempestato di perline e lurex e capelli sciolti in curve morbide». Si festeggia anche l’impresa di Davide agli Europei di Glasgow dove, sotto il diluvio, il corridore si è sacrificato (lui molto più veloce) per Matteo Trentin, piangendo di gioia per la vittoria del compagno. Per il sacrificio Cimolai incassa la riconoscenza della nazionale azzurra, non quella del mercato. Correva nel colosso francese Fdj, finisce nella piccola Israel Cycling Academy. Si consola con l’amore di Greta e il ruolo di leader al Giro d’Italia. «Nonostante il dolore, ho tenuto duro. Dovevo arrivare all’Arena di Verona per poter rinnovare il contratto. Ho corso l’ultima settimana del Giro dormendo tre ore a notte, un incubo. La settimana dopo ero distrutto. Non riuscivo ad allenarmi, a far niente, finché il venerdì successivo è arrivata la svolta. Ho tolto le fette di prosciutto che avevo sugli occhi, ho assemblato i pezzi del puzzle, sono tornato lucido».
Lunedì scorso la prima vittoria dopo il trauma (al Giro di Vallonia), domenica prossima la nuova sfida degli Europei a fianco di Viviani e Trentin.
Separazioni come quella tra Greta e Davide sono frequenti nel ciclismo, come dimostra quella – lampo e traumatica, c’è di mezzo un bambino – del divino Peter Sagan dalla sua Katarina: erano l’inseparabile coppia d’oro delle due ruote. La vita del ciclista è da sempre una vita nomade, ma negli ultimi dieci anni anche l’inverno (che era consacrato a riposo e famiglia) è segnato da lunghissimi ritiri, camp in altura, inderogabili eventi promozionali in luoghi non sempre ameni. Niente di più umano che una coppia scoppi fragorosamente, anche senza preavviso.