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 2019  agosto 02 Venerdì calendario

Intervista a Matteo Salvini. Parla del governo, di immigrati, di Europa e della Cina

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«Agli italiani è chiarissimo che ci siano stati ministri che non hanno brillato. Se fossero stati della Lega, il problema sarebbe già stato risolto». Matteo Salvini sta per andare a cena a Milano Marittima, dove è tornato dopo il tormentato Consiglio dei ministri sulla riforma della giustizia. L’umore rispetto agli ultimi giorni non è migliorato, ma il ministro dell’Interno resta concentrato, il clima nel governo resta teso e le partite aperte innumerevoli.
La prima è quella per il commissario italiano in Unione Europea. Oggi il premier Conte riceverà la presidente della Commissione Ue Ursula van der Leyen e la Lega ha stravinto le elezioni comunitarie. Chi è il prescelto?
«La Lega ha più di un nome adeguato all’incarico e dunque lo daremo al presidente Conte. Per noi l’importante è che si possa occupare di questioni reali, dei temi economici che interessano agli italiani».
In molti davano per scontato il passaggio a Bruxelles del sottosegretario alla presidenza del consiglio Giancarlo Giorgetti. Cosa è successo?
«Nella Lega ognuno è abituato a fare quello che serve. E la nostra scelta è stata questa».
Il rapporto con l’Unione non è scintillante. Temevate bocciature politiche?
«Ma no. Però è triste che in Europa la nuova commissione parta con i voti di Macron, Merkel, Renzi, Berlusconi e dei 5 Stelle, tutti insieme. Io non so dove una Commissione del genere possa andare. Detto questo, noi forniremo personalità competenti. Ma certo, l’esordio non è dei migliori».
Ma lei non teme mai di usare toni troppo alti? Dall’uso della parola «zingaraccia» alle accuse al videomaker che ha filmato suo figlio sulla moto della polizia. E ha pure parlato di ricatto da parte dei tedeschi.
«Non so, veda lei. La verità è che noi abbiamo dovuto organizzarci da soli, i numeri parlano chiaro. Poi, mi arrivano lettere come quella dell’Ue che mi dicono che prendono alcuni immigrati solo se ne faccio sbarcare altri. Il risultato, però, è che ci sono ministri intellettualmente onesti in Europa che mi dicono che la nostra politica difende tutta l’Unione».
Perché lei impedisce gli sbarchi di immigrati che in caso contrario arriverebbero in Europa?
«Certo. Con tutti che fanno come se nulla fosse. Le ong oggi in mare sono spagnole, tedesche e norvegesi. È come se ci fossero navi italiane che scaricano immigrati nei porti di Amburgo o di Barcellona. Adesso la musica è cambiata. Grazie al decreto Sicurezza bis, che è legge, se queste navi si avvicinano alle coste italiane gliele togliamo dal mare».
A proposito. Lei ha chiesto di porre la fiducia al Senato sul decreto. Impedendo che potesse essere votato da Forza Italia e Fratelli d’Italia che sono all’opposizione...
«E che cosa dovevamo fare? Il Pd ha presentato 1.200 emendamenti, non il modo migliore per impostare una discussione seria. Così, almeno vedremo se questo governo ha una maggioranza...».
Lei che cosa ne pensa? Oltre al decreto Sicurezza andrà in aula una mozione sulla Tav…
«...surreale. È un po’ surreale che una forza di governo presenti una mozione per bloccare un’opera che serve a tutti gli italiani, voluta dalla Lega e dal presidente del Consiglio, così votano contro lo stesso premier».
Quale è il suo rapporto attuale con Conte?
«Un rapporto di lavoro».
Il convocare le parti sociali a Palazzo Chigi non aumenta la confusione? Non rischia di mettere associazioni imprenditoriali e sindacati in imbarazzo?
«Ho molto apprezzato che la mia convocazione il 6 agosto sia stata accolta da tutti tranne che dalla Cgil. E poi, è servito: dopo la mia convocazione sono stati chiamati da Palazzo Chigi non una, ma tre volte...».
Insomma, il governo prosegue?
«Non so, se il ministro dell’Ambiente non proroga le concessioni per la ricerca e l’estrazione del petrolio, lì sono migliaia di posti di lavoro in fumo, non mi pare che la situazione economica lo consenta. E poi, a un anno dalla tragedia di Genova, la Gronda sarebbe partita se Toninelli non l’avesse bloccata. Il primo che la bloccò fu Burlando, l’accoppiata Toninelli-Burlando fa un po’ effetto...».
Toninelli sostiene che tutto quello che è stato bloccato è per merito dei 5 Stelle.
«Non commento. Non si commenta Toninelli».
Perdoni ministro. Ma lei è proprio sicuro che questo governo debba proseguire?
«È un governo che gode della fiducia della maggioranza degli italiani. E poi, guardi all’ultimo periodo. È stata sbloccata la Tav, abbiamo vinto l’Olimpiade invernale, anche se c’erano dei contrari, oggi abbiamo sbloccato la Asti-Cuneo, riparte la Napoli Bari ferroviaria, è pronto il piano di investimenti per polizia e vigili del fuoco...».
Ma sulla riforma della Giustizia i problemi restano.
«Io speravo in riforma più efficace e coraggiosa di quella che ci hanno sottoposto. Che non accorcia processi, che non garantisce galera certa agli spacciatori, noi vogliamo togliere attenuanti generiche... Bonafede si arrende allo status quo, parla di processi di 6 anni. Noi pensiamo che i 3 gradi di giudizio si possono concludere in quattro anni, per esempio...».
La manovra incombe sull’orizzonte. Non è preoccupato?
«È chiaro che se arriva una manovra inadeguata... Guardi, noi abbiamo in testa un’idea chiara: questa è una manovra importante in cui tutti dovranno avere coraggio. Sennò il coraggio lo chiediamo agli italiani».
L’ambasciatore statunitense Lewis Eisenberg ha incontrato il sottosegretario Giorgetti. Quale è lo stato dei rapporti con gli Stati Uniti?
«Ottimo. Certo, loro si aspettano da parte italiana segnali concreti. Sul Venezuela, qualcuno nel governo frenato, sull’Iran anche…».
E sulla Cina? Gli Usa sono in allarme rispetto al 5G cinese e il decreto sul Golden power rischia di scadere.
«La sicurezza nazionale viene prima del business, e questo noi lo sappiamo».
Dato che siamo in Emilia-Romagna: la candidata presidente sarà la sottosegretario Lucia Borgonzoni?
«Sì, lei ci serve qui».