ItaliaOggi, 1 agosto 2019
Periscopio
Nuovi mestieri. Fornire bottoni-doc alle stanze del potere. Dino Basili. Uffa News.Renzi è su di giri: «Noi abbiamo capito che Salvini è diventato così perché gli hanno rubato il pupazzo di Zorro. E a Di Maio che pupazzo hanno rubato? La Barbie? Coccolino? Topo Gigio?». Standing ovation da parte dei suoi fan nell’auditorium della Cariplo a Milano. Daniela Ranieri. Il Fatto quotidiano.
Non ho rimpianti. Non potrei vivere pensando: «Avrei dovuto fare quella cosa», per carità. Io la notte voglio durmì. Sophia Loren, attrice. (Silvia Fumarola). la Repubblica.
Le donne, ormai, scappano dai ciabattoni e sono disponibili a molte avventure, inclusa quella di Tinder. L’uomo, invece, sogna ancora la donnina che gli prepara la minestra Per questo gli uomini sono furibondi. Natalia Aspesi. (Nicola Mirenzi). Huffington Post.
Il punto è che noi donne siamo fisicamente più deboli degli uomini, ma siamo più intuitive. Possibile che donne come Tina Anselmi, Emma Bonino o Natalia Aspesi nascano una volta ogni cento anni? No che non è possibile. La verità è che facciamo fatica a prenderci gli spazi che ci meriteremmo. Donatella Rettore, cantante. (Raffaella Oliva) Io donna, Corsera.
L’accordo per un governo col M5S? Avremmo raddoppiato i voti, ci saremmo rilanciati. Ma la gestione orribile del Pd, con l’Io del precedente leader, che mi pare si chiamasse Valdermort (personaggio negativo di Harry Potter, ndr), ha procurato danni incalcolabili. Michele Emiliano, presidente della Regione Puglia a Ruggito della pecora. Radio Rai 1.
I deputati non parlano più in latino e greco come ai tempi di Palmiro Togliatti e Benedetto Croce. Anzi non riesco a capire che dicono, benché cerchino di esprimersi in italiano. Gli ultimi veri oratori sono stati Aldo Moro ed Emilio Colombo. Anche il giovane Giovanni Goria si faceva ascoltare». Pasquale Laurito, direttore de la Velina Rossa (Stefano Lorenzetto, scrittore). Corsera.
Ho incontrato molti attori: Gabriele Lavia in camerino, Luca Barbareschi in una roulotte mentre girava in Brianza, Adriana Asti nella sua casa a Parigi, Ilaria Occhini nell’appartamento romano che occupa col celebre marito Raffaele La Capria. Giancarlo Perna. la Verità.
Fin dall’inizio degli anni 70 del secolo scorso, nel nome della cosiddetta democratizzazione della cultura, si assisteva a fenomeni bizzarri. Una collana, pubblicata da una casa editrice di partito, ideata e curata da un grande accademico nel nome di una «educazione linguistica democratica», proponeva libri in cui non fosse usato che un numero limitato di vocaboli. La lotta al nozionismo, che aveva animato il Sessantotto e i suoi seguaci, nei licei di tendenza di quegli anni si prolungava nella condanna della complessità della parola. Silvia Ronchey, la Repubblica.
Nel secondo e nel terzo capitolo del libro Contro l’empatia (Liberilibri) queste affermazioni che possono sembrare apodittiche vengono suffragate da decine di esperimenti psicologici molto interessanti, e vi accorgerete come il «problema dei riflettori non sia solo il loro fuoco stretto, ma anche il fatto che illumini solo ciò su cui è puntato». La conclusione è che «essere contro l’empatia non significa che dovremmo essere ingiusti e immorali... e se vogliamo rendere il mondo un posto migliore ci riusciamo meglio senza empatia». Leggete il libro e tutto vi sarà più chiaro: fate funzionare il cervello più che il cuore. Nonostante lo slogan oggi non sia così di moda. Nicola Porro. il Giornale.
I contadini con i quali mia madre era andata occasionalmente, rispondevano alle mie domande. Mi dicevano: tua madre non fa niente di male, dà via del suo, non toglie niente agli altri... A un certo punto, mia madre ed io cominciammo a uscire insieme, a scambiarci confidenze su questo o quell’uomo, soprattutto quelli più giovani di lei. Non l’ho mai trovata a letto con qualcuno, ma tra noi ci fu lo scambio di un amante: era un ragazzo che, con me, si limitava a bacini e carezze, poi andava da lei per consumare il rapporto carnale. Tuttavia la nuova complicità riservata che era nata tra madre e figlia mi rassicurava, non ero più costretta a rincorrerla quando scappava in bici: potevo tenerla sotto controllo. Piera degli Esposti (Emilia Costantini). Corsera.
Il mio amore con Bud Spencer non è stato un amore a prima vista. Lui entrò, a un certo punto, nel giro dei miei amici. Ci vedevamo al Pincio, e nessuno di noi aveva la macchina. Nessuno tranne lui, che le vendeva, le macchine americane. Forse avevo voglia di innamorami, di lui non so, era un tombeur des femmes, era bello, tanti anni di sport agonistico gli avevano regalato un fisico pazzesco, faceva una vita interessante. Fu un fidanzamento anomalo, lui stava sempre via. E insomma ce ne abbiamo messo di tempo, anche perché mio padre era sempre in guardia. Alla fine nel ’60 ci siamo sposati, e ci sarà stata una ragione se è durata tanto e abbiamo avuto tre figli. Maria Amato, vedova di Bud Spencer. (Alessandra Paolini). la Repubblica.
Sono nata nel 1940, nell’Oltrepò pavese. In queste zone, a sette anni mentre è con altri bambini, ho avuto la prima apparizione: portavo al pascolo delle mucche. Poi con gli altri bimbi ci sedemmo in cerchio nella radura di un bosco. Improvvisamente mi sentii strappata da terra. Due braccia mi sollevarono e nel volgermi impaurita vidi un volto bellissimo di donna. Si sparse la voce su questa apparizione. La più scettica, forse la più preoccupata, fu mia madre. Mi condusse da un medico e fui sottoposta a una visita neurologica. In seguito fui trasferita in un convento di clausura. Venne il vescovo e gli raccontai l’accaduto. A sette anni non sapevo cosa fosse un vescovo. Era scettico. Fui trasferita in un edificio alla periferia di Voghera e «segregata» per quasi un mese. Angela Volpini, mistica di sinistra. (Antonio Gnoli). La Repubblica.
La mamma, da parte sua, aveva trattenuto in farmacia lo scagnozzo che si era presentato intorno alla cinque per convocare il nonno in questura e, a forza di bicchierini di elisir, gli aveva cavato fuori, oltre alla cronaca del fatto, vita e miracoli del brigadiere Caputo che era di Torre Annunziata, teneva nove creature e, stesse tranquilla, non avrebbe messo in gattabuia («prego, un altro sorso?». «Grazie, signora, alla salute») due figlietti di mamma. Luigi Santucci, Il velocifero. Mondadori, 1963.
Qualunque stronzo è capace di trovarsi uno straccio di lavoro; invece ci vuole cervello per cavarsela senza lavorare. Charles Bukowski.
La nostra borghesia non è più una classe, ma un senso di colpa. Roberto Gervaso. Il Messaggero.