Corriere della Sera, 1 agosto 2019
La vita delle vecchie nel libro di Gaia de Beaumont
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Che invecchiare non fosse tanto bello non è una grande novità: Gaia de Beaumont con il suo più recente libro (Vecchie noiose, Marsilio, pagine 155, e 16) fa in modo che non ce ne dimentichiamo neanche per un momento, e non solo lo lascia chiaramente intendere con il titolo molto poco allegro, ma anche con la citazione di Ennio Flaiano che introduce la lettura: «Coraggio, il meglio è passato». Come dire, lasciate ogni speranza o voi che avete superato – diciamo, per essere pessimisti – la soglia dei sessantacinque anni.
Particolarmente sventurata sembra essere la condizione delle donne anziane e non solo perché, essendo più longeve degli uomini, più spesso di loro si ritrovano in solitudine, ma anche perché, non avendo più nessuno cui volere piacere, non si peritano di lasciar affiorare i peggiori lati del loro carattere. Almeno secondo l’autrice. E i nipotini piccoli che compiono il miracolo di intenerire il cuore anche delle più arcigne, sono, nella narrazione di Gaia de Beaumont, ormai grandi e per nulla interessati alle nonne (le quali, del resto, qui veleggiano in direzione dei 90).
Vecchie noiose (e lo sono, eccome!) lo si può leggere come un romanzo o come una raccolta di racconti collegati tra loro. Le protagoniste sono Adelina, Ruby, Giustina, Nina, Regina, Maria Gioconda e le loro gesta principali consistono nello spiarsi l’un l’altra e nel seppellirsi vicendevolmente di chiacchere. Poi ciascuna ha la sua specialità: una beve parecchio più del necessario, una tiene la tv accesa giorno e notte, una controlla il vicinato dalla finestra da mattina a sera, una vive per il suo grasso gatto, una è il tipo da chiesa, sempre sulle tracce dello sfortunato parroco.
Piccolo sconquasso nella cittadina delle vecchie quando, piovuta dal cielo, arriva una «giovane», la soltanto sessantacinquenne Maria Gioconda la quale non trova di meglio che perdere la testa per l’unico uomo disponibile per la sua categoria d’età, l’arzillo don Giovanni novantenne che, in pantaloncini e sneakers, si allena tutto il giorno per una qualche famosa maratona e cui non par vero di riuscire, sia pure per una volta sola, così sembra, a mettere le mani su una «giovane».
Inutile dire di quel che succede nel gruppo delle Nine, Giustine e Regine: sulle prime serpeggia l’invidia, poi lo scherno e infine, perfino, un poco di pietà per la povera nuova arrivata non ancora del tutto vecchia, caduta nella trappola del vecchissimo sciupafemmine. Grazie al cielo l’ironia – spietata – dell’autrice, che mai viene a mancare, fa in modo che si rida invece di piangere su quel che, chissà, domani ci potrebbe aspettare.