Corriere della Sera, 1 agosto 2019
Chi vive solo muore prima. Lo dice una ricerca durata 80 anni
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La statistica e il lavoro sui numeri non sono necessariamente attività che si fanno a tavolino e in fretta. Anzi: i risultati più straordinari sono spesso quelli che richiedono un impegno di ricerca poderoso, certe volte sul campo. È il caso dell’Harvard Study of Adult Development, una ricerca portata avanti ormai da 80 anni che ha consentito agli scienziati di sostenere che la felicità, il benessere e la lunghezza della vita dipendono in misura significativa dalle nostre relazioni sociali: se le abbiamo e sono buone, saremo più felici e vivremo più a lungo. «La solitudine uccide», ha sostenuto il professor Robert Waldinger, psichiatra e responsabile attuale del progetto, durante una TED Talk del 2015 vista ormai più di 13,5 milioni di volte. La straordinarietà dello studio sta nel fatto che è iniziato nel 1938 e va avanti ancora oggi: uno dei più lunghi esperimenti del genere. Attraverso il monitoraggio continuo di 724 persone, teenager al momento dell’inizio dello studio, l’obiettivo è stato quello di scoprire qualcosa di utile in fatto di vite felici e sane, quali fossero le loro determinanti. L’esperimento iniziò nel 1938 su 268 studenti del secondo anno di Harvard: tra essi, il futuro presidente degli Stati Uniti John Kennedy e quello che sarà uno dei maggiori direttori di quotidiani americano, Ben Bradlee della Washington Post. Negli Anni Settanta, il gruppo di controllo fu ampliato con l’ingresso di 456 residenti dei quartieri poveri di Boston. Nel tempo, poi, agli universitari si sono aggiunti i figli, ora circa 1.300 tra i 50 e 60 anni, e successivamente le mogli di entrambi i gruppi. Delle persone di partenza, oggi ne sono vive – per lo più ultranovantenni e ancora monitorate – meno di venti del nucleo di Harvard e una quarantina tra i bostoniani contattati successivamente. I risultati, ottenuti attraverso test medici e interviste, sono interessanti. Ad esempio: una buona relazione tra moglie e marito mantiene nel tempo una felicità maggiore di quanto facciano il denaro e la fama, a differenza di quanto spesso si pensa. «Quando abbiamo messo assieme ciò che conoscevamo di loro quando avevano circa 50 anni – ha detto il professor Waldinger – non erano i livelli del colesterolo della mezza età a predire come stavano invecchiando. Era il livello di soddisfazione nella loro relazione. Coloro che a 50 anni erano maggiormente soddisfatti della loro relazione erano i più sani all’età di 80». Meno aspirina, più empatia.