Corriere della Sera, 31 luglio 2019
D&R su eutanasia e suicidio assistito
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1 Che cos’è l’eutanasia?
È l’atto con cui un medico o un’altra persona somministrano farmaci su libera richiesta del paziente consapevole e informato con lo scopo di provocarne intenzionalmente la morte immediata. L’obiettivo dell’eutanasia è quello di anticipare la fine della vita per togliere sofferenza. In Italia è un atto vietato.
I Paesi in cui questa pratica ha legittimazione giuridica (Olanda, Belgio, Lussemburgo) prevedono condizioni di gravi patologie inguaribili e di sofferenza fisica o psichica percepita come insopportabile, espressa ripetutamente. È in discussione la possibilità di allargarla a persone con depressione, disagio esistenziale, solitudine
2 E il suicidio assistito?
Si distingue dall’eutanasia perché in questo caso è l’interessato a compiere l’ultimo atto per causare la propria morte, atto reso possibile grazie alla collaborazione di un terzo, anche un medico, che prescrive e porge il prodotto letale nel rispetto delle rigide condizioni previste dal legislatore. La procedura può avvalersi di macchine per aiutare il paziente con ridotta capacità fisica ad assumere la pozione letale. La maggioranza delle volte l’aiuto al suicidio si realizza con l’assistenza di medico, farmacista, infermiere all’interno di strutture di cura (aiuto medicalizzato).
All’origine ci deve sempre essere la volontà della persona a suicidarsi senza che vengano esercitate pressioni sulla sua autonomia (istigazione).
3 Qual è la situazione in Europa ?
Oltre che in Olanda, Belgio e Lussemburgo il suicidio assistito è legalizzato in Svizzera.
Francia, Spagna e Germania hanno legiferato a favore del rifiuto dei trattamenti sanitari e alla sedazione palliativa profonda continua senza spingersi oltre. La richiesta del paziente deve essere volontaria, attuale, libera e informata.
4 Nei più noti casi degli ultimi anni, chi ne avrebbe potuto usufruire?
Avrebbe potuto avvalersene Piergiorgio Welby, che era cosciente, ma non la Englaro, in stato vegetativo.
5 Quali sono le norme italiane sul fine vita?
Eutanasia e suicidio assistito sono vietati. Quest’ultimo reato è normato dall’articolo 580 del codice penale che prevede fino a 12 anni di carcere per chi assiste e istiga al suicidio. I due reati sono accomunati.
Da due anni è in vigore la legge su consenso informato e disposizioni anticipate di trattamento (testamento biologico) dove vengono considerati legittimi il rifiuto e la rinuncia informata e consapevole da parte del paziente, espressi anche attraverso un testamento biologico, a qualsiasi trattamento sanitario, anche se salvavita (idratazione e nutrizione artificiale).
6 Perché Marco Cappato è sotto processo?
Nel febbraio del 2017 ha accompagnato in Svizzera Fabiano Antoniani, il dj Fabo, gravemente disabile e cieco, assecondando la sua ferma richiesta di togliersi la vita con l’assunzione di un farmaco letale che ha poi preso azionando uno stantuffo attraverso il quale si è iniettato nelle vene il veleno. Cappato è stato accusato di aver rafforzato il proposito suicidario di Fabo e di averne agevolato l’esecuzione, reati previsti dall’articolo 580.
7 Come si arriva alla Corte Costituzionale?
Il 14 febbraio del 2018 la Corte d’Assise di Milano ha posto alla Corte Costituzionale la questione di legittimità sull’articolo che punisce l’assistenza al suicidio. La sentenza della Consulta arriva il 24 ottobre 2018: «L’attuale assetto normativo sul fine vita lascia prive di adeguata tutela determinate situazioni meritevoli di protezione e da bilanciare con altri beni costituzionalmente rilevanti». La Corte chiede quindi al Parlamento di intervenire con una legge entro un anno. Le Camere però finora non hanno trovato un accordo perchè Lega e M5S sono su posizioni opposte. Senza risposte interverrà di nuovo la Corte.