ItaliaOggi, 31 luglio 2019
In Germania la ciclabile più cara del mondo
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Ciclisti über alles in Germania. Sono i paladini dell’Umwelt, dell’ambiente, combattono in prima linea contro l’inquinamento, rischiando la vita. Un altro tabù contro cui è difficile avere almeno qualche dubbio. Sono anche un simbolo di classe, quella che si batte contro i ricchi e i privilegiati. Alcune bici ultraleggere arrivano a costare 10 mila euro, la più cara costa 35 mila euro, e molti ciclisti del weekend lasciano in garage auto di lusso. Basta salire su una bici per avere la coscienza a posto.In Assia è stata appena inaugurata una nuova pista ciclabile, probabilmente la più cara al mondo, dieci milioni di euro, ma al chilometro, conto totale 110 milioni di euro, per 11 chilometri e 300 metri, larga due metri e mezzo, un percorso da venti minuti ad andare senza fretta. Cioè, 10 mila euro a metro, quanto costa un metro quadrato nel centro di Francoforte. «Più difficile del previsto, completata in ritardo, più cara del preventivo», ha scritto la Frankfurter Allgemeine. La fettuccia parte dal confine del Land con la Renania Palatinato, a Lorchhausen e termina correndo lungo il Reno a Rüdesheim, vicino a Darmstadt. e chiude un «buco» nella rete ciclabile della regione.
Il progetto risale al 2002, i lavori iniziarono nel dicembre 2006, nel primo anno dell’era Merkel, e già si prevedeva che sarebbero terminati dopo otto anni. Costo preventivato, 39 milioni di euro. Bastarono appena per i primi tre chilometri e 300 metri. Come mai si è speso poi quasi il triplo? Difficoltà che dovevano essere evidenti ai progettisti. Per lunghi tratti la pista corre come un balcone sul vuoto, sul Reno, con un guardrail in acciaio per proteggere i ciclisti. Le proteste degli abitanti della zona hanno costretto a rinunciare a blocchi di cemento che avrebbero rovinato il panorama. I lavori sono stati interrotti più volte e a lungo per mancanza di fondi. E non basta: la pista termina a Rüdesheim, all’improvviso, e i ciclisti per 200 metri devono affrontare una strada dal traffico intenso e pericoloso. Le auto devono andare a 30 all’ora, ma non basta a diminuire il rischio.
A Monaco di Baviera hanno esteso le zone a velocità limitata a 30 all’ora, per ragioni ecologiche (ma andando troppo piano alcuni modelli emettono più gas di scarico), e soprattutto per riguardo ai ciclisti. L’obiettivo è di imporre il limite in tutta la città. Non so quale sia l’opinione al riguardo della casa automobilistica cittadina, la Bmw. A evitare sospetti, io sarei anche d’accordo. I mezzi pubblici funzionano, già adesso in un mese non percorro più di 100-200 chilometri. Ma a Berlino, dove i verdi sono al governo locale, si esagera: vogliono imporre il limite a dieci chilometri all’ora.
Giorni fa una ciclista è stata travolta e uccisa di notte in una strada che attraversa un parco. L’automobilista non l’ha neppure vista. I verdi sono contrari a illuminare i parchi per ragione ecologiche, tra l’altro non disturbare gli uccelli e la fauna cittadina, volpi, marmotte, conigli. Ma nei grandi parchi cittadini si dovrebbe andare a dieci all’ora, velocità che neanche la mia utilitaria, guarda caso della Bmw, riesce a mantenere. In nessun giornale ho letto come fosse vestita la vittima. Di solito i ciclisti berlinesi si aggirano di notte vestiti di nero, e molti senza luci. Sarebbe bastato un giubbetto catarifrangente, costo dieci euro, a salvarle la vita. I ciclisti che perdono la vita in Germania sono circa duecento all’anno. Io avrei una proposta indecente per salvarne almeno i due terzi: i ciclisti devono sempre dare la precedenza alle auto. Un sacrilegio, ma funzionerebbe.