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 2019  luglio 30 Martedì calendario

Il robot in redazione resta fantascienza

Niente robot fantascientifici in redazione. Meglio parlare di «apprendimento automatico» e di «elaborazione del linguaggio naturale» quando si parla di applicazioni giornalistiche di intelligenza artificiale.
È quello che emerge dai primi risultati della ricerca sulla conoscenza e l’uso dell’intelligenza artificiale nelle redazioni dei giornali di tutto il mondo che da qualche settimana sta conducendo Polis, il centro di studio sul giornalismo del dipartimento di media e comunicazione fondato nel 2006 alla London School of Economics da Charlie Beckett. I risultati conclusivi del sondaggio compilato da testate europee (tra cui la nostra), nord e sud americane, africane ed asiatiche saranno presentati in autunno, intorno a metà novembre 2019. Ma già sono emerse indicazioni che fanno luce su un tema nebuloso, poco chiaro sia ai giornalisti che ai lettori, che cercano di capire di che cosa parliamo quando mettiamo in pagina suggestive immagini di robot per indicare che prenderanno il nostro posto. 
La domanda di fondo, spiega Mattia Peretti, capo del progetto di ricerca «Journalism AI», sostenuto dalla Google News Initiative, è: che cosa può, deve e non deve essere l’intelligenza artificiale per il giornalismo? A redigere il primo rapporto sulla ricerca lo ha assistito un altro italiano, Fabio Chiusi. 
Siamo ancora agli albori, ma dalle risposte al sondaggio arrivate finora emerge che l’obiettivo non è di sostituire le persone in redazione con l’intelligenza artificiale e che quest’ultima serve soprattutto per migliorare l’efficienza e la produttività, relegare alle macchine i compiti più ripetitivi e noiosi, dare più tempo ai giornalisti per dedicarsi alla parte più creativa del lavoro, capire e servire meglio il proprio pubblico per farne crescere la fedeltà e il coinvolgimento. C’è chi ha risposto che l’utilizzo dell’intelligenza artificiale nei giornali rappresenterà la prossima generazione di giornalismo dei dati. La maggior parte respinge l’utilizzo di soluzioni automatizzate ai problemi senza intervento umano e sottolinea che quello tra giornalisti e tecnologia deve essere un rapporto di collaborazione. Lo conferma anche «Automating The News», il libro dell’esperto di giornalismo computazionale Nicholas Diakopoulos pubblicato il mese scorso dalla Harvard University Press. Insomma: se adottata con intelligenza, viva l’intelligenza artificiale.