La Stampa, 30 luglio 2019
Meghan dirige Vogue per un mese
In crisi di popolarità, la duchessa di Sussex Meghan Mountbatten-Windsor è tornata all’attenzione dei perplessi sudditi della regina Elisabetta come direttrice del numero di settembre dell’edizione inglese di Vogue. Sotto accusa per comportarsi ancora come un’attrice di Hollywood, pretendendo un rispetto della privacy eccessivo quando le sue spese le pagano i contribuenti, Meghan ha rialzato la testa e si è presentata nella veste che più le è congeniale, quella di paladina degli oppressi e alfiera delle rivendicazioni delle donne.
Il direttore di Vogue UK, Edward Enninful, le aveva proposto di mettere una sua foto in copertina, ma Meghan ha obiettato che non voleva apparire troppo vanagloriosa. Insieme hanno così deciso che la copertina sarebbe stata dedicata alle foto di 15 donne che Meghan ammira, ispiratrici del cambiamento in settori come i mutamenti climatici, la diversità, la positività del corpo, i diritti transgender. È la prima volta che Vogue ha come direttore ospite un Royal, ed è la prima volta che un’esponente dei Windsor si occupa pubblicamente di problemi legati all’identità sessuale.
Nella copertina, una casella è rimasta vuota per ospitare uno specchio nel quale ognuno può riflettere la propria immagine per farsi a sua volta protagonista di una battaglia sociale. «Spero che i lettori si sentano ispirati come me, dalle forze per il cambiamento che troveranno in queste pagine», ha commentato Meghan, che all’interno del «suo» numero di Vogue pubblica anche un’intervista alla ex First Lady Usa Michelle Obama.
Fonti di ispirazione
Ma chi sono le donne che la duchessa di Sussex ha scelto come modelli ai quali ispirarsi? Ci sono due attrici di Hollywood note per il loro impegno, Salma Hayek e Jane Fonda, c’è la sedicenne Greta Thunberg, paladina della lotta al riscaldamento globale, c’è l’acclamata premier neozelandese Jacinda Ardern, ma ci sono anche nomi non molto conosciuti, come quello della diciannovenne Adut Akech, nata in Sud Sudan, rifugiata in Kenya, emigrata in Australia e troppo povera per andare a scuola. Lavora come modella dall’età di 16 anni ed è stata la seconda ragazza di colore a chiudere nel 2018 la sfilata di Chanel.
Più famosa è Gemma Chan, 36 anni, laureata a Oxford, che ha lasciato la professione forense per diventare un’attrice. Più vicina agli interessi di Meghan sembra Jameela Jamil, 33 anni, vittima di ripetuti incidenti e malattie, divenuta poi attrice a Los Angeles e infaticabile attivista nel consigliare alle donne di accettare il proprio corpo così com’è, sconsigliando le diete a base di prodotti dimagranti. Chimamanda Ngozi, scrittrice nigeriana, in Italia premio Nonino nel 2018, si batte per la causa delle donne anche indossando magliette con scritto: «Dovremmo essere tutte femministe». Tra le prescelte da Meghan che avranno fatto sollevare un sopracciglio alla regina Elisabetta, per non parlare del principe Filippo, c’è anche Laverne Cox, la prima attrice transgender nominata per gli Emmy Awards e già celebrata da un copertina di Time.
Si poteva fare di meglio per indicare quali donne ispirano oggi il cambiamento? Nell’elenco non c’è una scienziata, una ricercatrice, una dirigente d’azienda e dominano invece celebrità, modelle e attrici tv. «Vuota spazzatura», ha commentato un lettore del Daily Mail, forse esagerando un poco. Ma è difficile respingere la sensazione che l’importante occasione offerta da Vogue rifletta solo il piccolo mondo di Meghan, e non la complessa realtà che la duchessa ha voluto affrontare.