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 2019  luglio 30 Martedì calendario

Berlino dimezzerà gli ospedali

La Charité, a Berlino Est, era il più grande ospedale al mondo, almeno vantava il regime comunista. Forse con ragione, poteva ospitare cinquemila pazienti. Ora nella Berlino unita dovrebbe avere conservato il primato, ma è stato modernizzato. Avevo dei pregiudizi, anche a causa di qualche incidente: avevano dimenticato un ammalato su una barella in ascensore, ritrovato dopo quasi due giorni in extremis. Un altro degente, approfittando di un cambio di turno, si era allontanato perdendosi nei sotterranei. Nessuno aveva notato la sua assenza, Fu ritrovato senza vita, casualmente, dopo giorni. Ma, dopo aver visitato un’amica ricoverata, mi sono ricreduto. Tutto funziona apparentemente alla perfezione e il personale è gentile, i medici efficienti.Ora, trent’anni dopo la riunificazione, il governo vuole imitare l’altra Germania scomparsa. Ci sono troppi ospedali, oltre 1.400, ne bastano meno della metà, si annuncia. Quelli superflui verranno chiusi. Meglio pochi, più grandi, con servizi concentrati, e più personale, quindi più efficienti. «Ci sono troppi letti, non distribuiti uniformemente sul territorio», ha sostenuto Jens Baas, capo della Technischer Krankenkasse, una mutua, «e ciò fa salire i costi del sistema sanitario».
Il prossimo bilancio federale prevede aiuti per 120 cliniche in rosso, per 400mila euro a testa, e complessivi 48 milioni di euro. Denaro sprecato? Oggi un terzo degli ospedali ha meno di cento letti, e la media si aggira sui 300. I nuovi centri dovrebbero arrivare a almeno 1.300 letti. In Germania l’offerta di letti in rapporto alla popolazione è già del 70% oltre la media dell’Unione europea. Molti ospedali sono in passivo, si aggiunge. Ma questo non dovrebbe essere un argomento: la sanità pubblica non deve raggiungere il pareggio. E l’offerta in eccesso, almeno entro certi limiti, è una garanzia di efficienza.
Sarò un siciliano pessimista, ma dubito che grande sia anche bello. Io berlinese non dovrei avere problemi, ma in campagna? Già adesso i giovani non vogliono imitare il dottor Manson, il protagonista de La Cittadella, il romanzo di Cronin, e diventare medici condotti in campagna. Troppo faticoso, e si guadagna poco. Nei paesi, in provincia, dove l’età media si aggira sui 60 anni, per andare dal medico della mutua bisogna spesso percorrere 50-60 chilometri. In caso di urgenza a che distanza sarà il nuovo super ospedale? Solo una grande Krankenhaus, sostiene lo studio, può assicurare apparecchi moderni, infermieri e specialisti 24 ore su 24. Purché lo si raggiunga in tempo. I letti sono già diminuiti da 584mila, nel 1997, a 491mila l’anno scorso. Grazie a cure più moderne, il tempo medio di degenza è passato per paziente da 10 a 7 giorni. I ricoveri sono calati da 16,4 milioni a 15,5, perché sempre più è possibile assistere ambulatorialmente. Ma sono saliti i costi, a testa in media da 2.500 euro a 4.600.
Un problema apparente, mi contraddice lo studio, a che serve arrivare al pronto soccorso in breve tempo se poi non trovi uno specialista che capisca cosa hai e ti curi? Giusto. Ma poi si esagera: nella zona Colonia-Leverkusen, si sostiene, pur diminuendo il numero degli ospedali da 38 a 14 non aumenterebbe il tempo di intervento di un’ambulanza. La scelta mi insospettisce: la Ruhr è fitta di centri abitati, si passa da una città all’altra senza rendersene conto, e già Leverkusen confina con Colonia. È una sorta di megalopoli con dieci milioni di abitanti, tra le 40 più grandi al mondo. Non è provincia, ma una metropoli. Mi sembra che gli specialisti stiano barando. Medici e infermieri protestano: invece di pensare a risparmiare bisognerebbe assumere altro personale.