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 2019  luglio 30 Martedì calendario

L’amore tra Alain Delon e Romy Schneider

«Ti guardo dormire. Sono accanto a te, mia Puppelé, Bambolina. E penso che sei bella, e che forse non lo sei mai stata così tanto. Per la prima volta nella mia vita e nella tua ti vedo serena, in pace. Come sei calma, come sei bella. Sembra che una mano abbia dolcemente cancellato dal tuo viso tutte le angosce. Ti guardo dormire. Penso a te, a me, a noi. Di che cosa sono colpevole? Ci si pone una domanda simile davanti una donna che si è amata e che si ama ancora. Arrivavi da Vienna e ti aspettavo all’aeroporto di Parigi con un mazzo di fiori che non sapevo come tenere. Mi sono perdutamente innamorato di te. E tu ti sei innamorata di me. Mio Dio, come eravamo giovani, e come siamo stati felici. Poi la nostra vita, che non riguarda nessuno se non noi, ci ha separati. Mia Puppelé, ti guardo ancora e ancora. Voglio divorarti di sguardi. Riposati. Sono qui, vicino. Ho imparato un po’ di tedesco, grazie a te. Ich liebe dich. Ti amo. Ti amo, mia Puppelé. Ti dico addio, il più lungo degli addii. Non verrò in chiesa né al cimitero. Verrò a trovarti il giorno dopo, e noi saremo soli». È il 29 maggio 1982 e Alain Delon scrive l’unica lettera della sua vita («non scrivo lettere, solo biglietti»). Una straziante dichiarazione d’amore per la sua Romy Schneider, trovata morta a letto, con una penna in mano e una lettera scritta a metà, quella mattina, nell’appartamento parigino del produttore Petin. Delon mantiene la promessa e non va al funerale, ma si sussurra che le abbia scattato tre foto, una delle quali sempre presente nel taschino della sua giacca. In un primo momento, si pensa al suicidio della diva. Troppe ne ha passate quell’attrice dal destino artistico segnato (era figlia della tedesca Magda Schneider e dell’austriaco Wolf Albach-Retty, entrambi attori), nata nella Vienna post-Anschluss. L’anno prima, il 5 luglio 1981, il figlio quattordicenne David si era infilzato mortalmente mentre tentava di scavalcare il cancello dei nonni. Il primo marito, Harry Meyen, si era impiccato, nel ’79, con una sciarpa. In realtà, l’autopsia dimostrerà che la morte è figlia di un fisico ormai provato dall’alcol, dall’asportazione di un rene (tumore), dal fragile equilibrio emotivo, dalla depressione e, non di meno, dal rimpianto per quell’amore svanito, come dimostrano le sue relazioni tormentate, dopo la rottura del 1964. «L’uomo più importante della mia vita resta Delon – scrive nel suo diario – È sempre pronto a tendermi la mano. Correrebbe in mio aiuto in qualsiasi momento». Alain non mi ha mai abbandonata a me stessa, né oggi né ieri». Per dire, nel ’68, è Delon che la impone, ai produttori, per La piscina: «O date la parte a lei o non se ne fa niente», aiutandola a rilanciare una carriera, in quel momento, in crisi. I due si incontrano sul set de L’amante pura. È il 1958 e Delon è al primo ruolo importante, dal quale inizierà la sua scalata a sex symbol del cinema mondiale. La madre di lei, Magda, cerca in tutti i modi di mettere sull’avviso la figlia ventenne. Per carità, Delon non gli dispiace, come probabile genero, ma, cuore di madre, vede più in là di dove ti fa guardare l’amore: «Quello fa solo quello che vuole, e non molla per ottenere uno scopo, ma quando lo ha raggiunto», ammonisce la sua Rosemarie Magdalena (il vero nome della diva). Lei è quella più famosa, grazie alla trilogia di successo dedicata a Sissi. Lui è quasi uno sconosciuto. Come spesso accade, i due, all’inizio, non si annusano. La diffidenza la fa da padrona. Alain le regala un mazzo di rose, ma lei trova maleducato, quell’affascinante francese, quasi disgustoso. Però, complice anche il ruolo di amanti tragici nel film, lei inizia a vedere Delon con occhi diversi. Fanno un viaggio insieme, in treno, per andare a Bruxelles, in occasione di un festival cinematografico e la passione li travolge. Lui vuole vivere, con lei, a Parigi, ma Magda è contraria ad affidare la figlia nelle mani di quel ragazzino. Addirittura, chiede all’attore di firmare un impegno giuridico con la sua Romy, prima del trasloco nella capitale francese. Per quattro anni, il loro amore è travolgente. La coppia d’oro del cinema, che riempie i rotocalchi e incuriosisce la gente desiderosa di sapere ogni particolare della loro unione. Delon è nel pieno della sua carriera. La sua consacrazione internazionale arriva, nel 1960, con Rocco e i suoi fratelli, grazie alla regia di Luchino Visconti. Per non parlare, de Il Gattopardo, che vince la Palma d’Oro a Cannes. Ormai, Delon è una stella assoluta, considerato, dai più, l’uomo più bello del mondo. Un successo che eclissa la carriera della Schneider. La stampa gli attribuisce varie scappatelle, forse anche per mantenere intatta la sua fama di seduttore, ma Romy non si fa intimidire, tanto da fissare, con il suo amato, per gioco, la data del matrimonio, il 1967. In realtà, Alain flirta con una giovane ragazza che si fa passare per sua sorella. È Francine Barthelémy, si fa chiamare Nathalie, ventiduenne con una figlia e un matrimonio fallito alle spalle. Delon fa la scelta che rimpiangerà per tutta la vita. Decide di partire con Nathalie, lasciando Romy con un biglietto: «Mi dispiace. So che ti avrei reso infelice. Parto per il Messico con Nathalie. Ti auguro ogni bene». Sposerà Nathalie, già incinta di sette mesi, il 13 agosto dello stesso anno, pare dopo aver festeggiato l’addio al celibato con Marisa Mell. Il 23 settembre del 2018, pur essendo passati molti anni, non solo dalla morte della Schneider, ma anche dalla loro separazione, Alain Delon, sente, come dieci anni prima, il bisogno di dichiararle, ancora una volta, il suo amore. Si reca, il giorno prima, con il suo assistente, nella redazione de Le Figaro, per sottoporre un testo da pubblicare a pagamento. È commosso, ma non vuole parlare di Romy, affidando i suoi sentimenti alla dedica sulla carta stampata del quotidiano: «Rosemarie Albach-Retty detta Romy Schneider avrebbe compiuto 80 anni oggi, domenica 23 settembre. Chi l’ha amata e l’ama ancora le rivolga un pensiero. Grazie. Alain Delon». La dimostrazione che il rimpianto di quella rottura continuerà a tormentarlo fino alla fine.