Il Sole 24 Ore, 30 luglio 2019
Pensioni di cittadinanza solo al 25% della platea
A metà luglio i nuclei beneficiari di una pensione di cittadinanza (domande accolte, secondo il monitoraggio Inps) erano 112mila, per un totale di 128mila persone coinvolte. L’importo medio della prestazione è di 207 euro, con una piccola oscillazione a seconda che il percettore viva in casa di proprietà con mutuo o senza, oppure paghi un affitto. Poco più di 65mila «pensionati di cittadinanza», circa il 51%, vive nel Mezzogiorno; 39.300 al Nord (30%), il resto nelle regioni del Centro. Ultimo dato della sintetica statistica offerta su questa misura riguarda la cittadinanza dei pensionati con assegno rafforzato: gli italiani sono 124.286 (97% del totale), 983 cittadini dell’Unione europea e 1.961 extracomunitari in possesso di permesso di soggiorno.
Giovedì scorso, in contemporanea con la diffusione del monitoraggio su reddito e pensioni di cittadinanza, Inps ha anche diffuso il monitoraggio sul flussi di pensionamento del primo semestre dell’anno (pubblico impiego escluso), dai quali è emerso che i nuovi assegni sociali entrati in decorrenza sono stati 6.119, con un valore medio di 419 euro. Pochi rispetto agli assegni sociali entrati in pagamento nel 2018 (20.516), un dato irraggiungibile quest’anno per la semplice ragione che il requisito anagrafico per ottenere l’assegno è passato da 66 anni e 7 mesi a 67 anni (come quello per la pensione di vecchiaia l’adeguamento alla speranza di vita non è stato congelato). Se nel secondo semestre entrassero in decorrenza altrettanti nuovi assegni sociali si arriverebbe a 12-13mila in tutto e si tratterebbe di prestazioni che, in buona parte, potrebbero ottenere la successiva integrazione prevista dalla «pensione di cittadinanza». Anche in questo caso, tuttavia, ci troveremmo a fine anno con un numero di beneficiari molto lontano da quelli dichiarati in primavera dal vicepresidente del Consiglio, ministro del Lavoro e ministro dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio, che aveva parlato di 500mila pensioni di cittadinanza. Diciamo che si supererebbe di poco il quarto della platea indicata.
Sulla pensione di cittadinanza non è stata fatta una stima di spesa e di target dei beneficiari nella Relazione tecnica allegata al decreto di gennaio, visto che si parla solo di Reddito di cittadinanza nel suo complesso, prestazione che cambia nome e perde le condizionalità lavoristiche se il beneficiario ha compiuto, appunto, 67 anni. Il minor numero di domande finora raccolte e di indennità pagate rientrerà in quei risparmi complessivi sul RdC che l’Ufficio parlamentare di Bilancio ha stimato due settimane fa nell’ordine di 1,2 miliardi (una spesa di 4,4 miliardi a fronte di 5,6 indicati nella relazione tecnica. Un dato che dovrebbe avere un primo riscontro nella Nota di aggiornamento al Def attesa a settembre.
Intanto per Inps e Inail si avvicina il momento della nomina dei consiglieri di amministrazione che affiancheranno i presidenti e i vicepresidenti nella nuova governance. Il decreto del presidente del Consiglio che contiene i nomi per la prevista comunicazione è atteso per domani. Mentre già si conoscono gli importi con cui verrà finanziata l’attività dei due nuovi Cda: 319mila euro annui per ognuno dei due istituti; per una spesa totale annua di 638mila euro.