Corriere della Sera, 30 luglio 2019
Primo giorno da navigator
Sul muro d’ingresso c’è scritto cubitale a spray «Salvini muori», ma l’atmosfera è sonnolenta. Facoltà di Ingegneria, colline sul porto, poco dopo le nove di mattina. I primi iniziano ad arrivare a passo lento, circospetti più che fieri o su di giri. Eppure sono probabilmente i maggiori beneficiari della svolta politica che ha investito l’Italia quattordici mesi fa. Loro sono, ufficialmente, i navigator: i primi a materializzarsi in carne e ossa in Italia dopo essere usciti fra i 2978 vincitori dal concorso a quiz per 78 mila persone affollate nella Fiera di Roma in primavera. Il loro compito sarà trovare un lavoro per i percettori del reddito di cittadinanza, sapendo che loro stessi avrebbero potuto trovarsi fra questi. Questo di Cagliari è primo «kick-off» dei navigator, riservato alla Sardegna. E sarà bene per tutti abituarsi subito a un italiano che si limita a congiunzioni, articoli e preposizioni. Tutto il resto si declina, di preferenza, nella neo-lingua dei manuali motivazionali.
Mimmo Parisi, il presidente dell’Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro (Anpal), un uomo di 53 anni cresciuto in orfanotrofio a Ostuni e, emigrato in America da ragazzo fino a diventare docente di Demografia e Statistica in Mississippi, parla ai primi 121 navigator con in italiano a volte incerto: «I will never accept you are a loser. Voi diventate l’esercito di persone che cambierà le politiche del lavoro. La mission è lo strumento della nostra vision, e noi useremo machine learning, artificial intelligence, high-performance computing. Elimineremo l’immobilismo, perché siamo una squadra di campioni. Una squadra vincente».
La coreografia del suo indirizzo d’esordio ai navigator sono accuratamente incorniciate dai Queen. «We are the champions» in apertura, “We will rock you” – vi scuoteremo, vi faremo tremare – in chiusura. Fa uno strano effetto nel silenzio guardingo degli isolani ma i 121 navigator sardi alla fine applaudono lo stesso, ordinati e senza retropensieri. Sono lo specchio di un’Italia sicuramente più preparata, disposta al sacrificio e dolente della sua classe politica. C’è una 34enne laureata in Scienze dell’amministrazione di Senorbì, 4.800 anime nell’entroterra, che preferisce restare anonima forse perché è tornata a vivere con i genitori da quando ha perso, uno dopo l’altro, i lavori che aveva: pulizie domestiche a sette euro l’ora e un part-time da commessa di biancheria a 700 euro al mese. C’è Enrico Cottu, un avvocato anche lui 34enne di Macomer, che ha capito subito che per i prossimi due anni potrà legalmente fare il navigator di mattina e gestire cause penali e amministrative al pomeriggio. Altre due laureate in legge di 26 anni, Giulia Zuncheddu e Francesca Cambiganu, fra tirocini forensi pagabili dal Tribunale pochi euro dopo anni e l’esperienza in studi legali pagabile mai, sono l’esemplare più tipico di questa nuova categoria relativamente privilegiata (lo stipendio netto è 1.700 euro al mese più trecento di rimborsi spese). Almeno questo risulta in un sondaggio indicativo che il Corriere ha fatto fra i 121 vincitori sardi del concorso: fra i navigator sardi un terzo ha meno di trent’anni, tre quarti meno di trentacinque e ben metà di loro vanta nella vita meno di un anno di esperienza di lavoro «relativamente stabile».
Prende la parola Maurizio Sorcioni, un dirigente di Anpal, e anche con lui è tutto un promettere Big Data e Data Science (anzi, «datafication») per far incontrare domanda e offerta di lavoro. Si capisce però che per ora la piattaforma non è pronta. Partirà quando si capirà come la si possa sviluppare: il presidente Parisi è stato accusato di voler vendere all’Anpal un’applicazione da lui stesso sviluppata in Mississippi; l’interessato respinge le accuse e sostiene che eventuali convenzioni (previste dal decreto crescita senza gara d’appalto) saranno estese solo a società già comprese nel perimetro della pubblica amministrazione italiana.
Di certo queste polemiche, qui da Cagliari, suonano lontanissime. Al sondaggio del Corriere il 95% dei navigator è convinto di poter aiutare «molto» o «abbastanza» i disoccupati, anche in questa regione fra le più povere d’Europa occidentale dove solo tre imprese su cento hanno più di nove addetti. Potrebbe per far riflettere i politici che nessuno qui accusi l’Europa, l’«austerità» di Bruxelles, della crescita zero in Italia: quasi metà dei navigator interpellati a Cagliari dice che è la colpa è del debito pubblico troppo alto, per poco più di metà la colpa invece è dei governi «prima di questo» (che invece viene assolto quasi da tutti). Da tipici giovani laureati del Sud, i navigator sardi avevano votato soprattutto M5S e Partito democratico; oggi il Pd fra loro è in calo ma i 5 Stelle tengono le posizioni fra questi giovani elettori sardi. In questo almeno, per qualcuno, il progetto ha già funzionato.