Corriere della Sera, 30 luglio 2019
Il wi-fi entra nelle case dei cubani
«Esco per il wi-fi», espressione in voga tra i giovani cubani, diventerà forse desueta. Perché ora nell’isola caraibica i cittadini potranno accedere al web senza fili non solo nei parchi e nelle piazze pubbliche, ma anche nell’intimità di casa. All’Avana è entrata in vigore ieri la legge che permette la connessione privata wi-fi e chiunque – in teoria – potrà navigare tra le mura domestiche dopo essersi procurato un router e aver registrato l’attrezzatura.
Un nuovo passo avanti verso la diffusione di Internet a Cuba, fino poco tempo fa tra i Paesi meno connessi al mondo insieme alla Nord Corea. Fino al 2015 molti cubani neanche sapevano cosa fosse una connessione web. Poi dopo la ripresa dei rapporti diplomatici con gli Stati Uniti promossa da Raúl Castro e Barack Obama furono attivate aree wi-fi pubbliche in parchi e piazze dell’isola. Nel 2017 i cubani hanno iniziato a poter accedere a Internet da casa ma a costi esosi. Poi lo scorso dicembre è arrivato il via libera alla connessione mobile. Adesso il wi-fi domestico. È la promessa di una «intimità digitale» quasi sconosciuta: finora chi voleva accedere alla rete veloce era costretto a collegarsi scomodamente, senza privacy, in una delle aree pubbliche. Alternativa, il wi-fi di un grande albergo, dove però le tariffe restano molto care. O andare in una «sala de navegación», mettendo in conto lunghe code. Ma i costi del wi-fi privato restano proibitivi per tanti cubani. La connessione costerà un dollaro all’ora, una cifra esosa se si considera che lo stipendio mensile medio è di 50 dollari. Per acquistare il primo pacchetto 3G, con 600 megabyte, occorrono 7 dollari. Sui social da settimane imperversa la campagna #Bajenlospreciosdeinternet («abbassate i costi di Internet») per chiedere un web accessibile. Dall’arrivo del wi-fi nel 2013, «il costo dell’accesso è diminuito più di quattro volte e continuerà a diminuire», si difende il viceministro della Comunicazione Ernesto Rodríguez Hernández.
Oltre al problema dei prezzi, c’è quello della censura. Nella Cuba di Díaz-Canel, questa nuova «concessione» avviene sotto il rigido controllo del governo che così continua a difendere la sua revolución. «Le tecnologie non sono apolitiche come si cerca di presentarle», continua Hernández, che rivendica «il diritto di ogni Stato di proteggere il suo popolo». Non soltanto la maggior parte dei cubani connessi al web (tra il 5% e il 40% della popolazione) vede solo l’Intranet cubana, meno costosa e più censurata. La nuova legge «mette ordine nello spettro delle radiofrequenze» e punta a bloccare le reti informali, come Snet creata da gamer cubani. Uno spazio di libertà che si chiude.