la Repubblica, 30 luglio 2019
Rivive il borgo che inventò la Posta
CORNELLO DEI TASSO (BERGAMO) — Per arrivare nel paese della posta si percorre una mulattiera che si snoda nel bosco, accanto al terreno da pascolo di una scuderia: è la Via Mercatorum, la più antica strada della Valle Brembana lungo la quale si svolgevano i commerci con la Valtellina. In fondo al sentiero si apre un porticato monumentale, cento metri di acciottolato, le arcate in pietra, il soffitto in travi di legno. Qui, tra botteghe, gerle, attrezzi, pile di zoccoli ferrati, viveva il mercato e da qui partivano i cavalli e le carrozze impiegati in quello che diventerà il vanto – inciso nella storia – di questo borgo medievale sospeso su una roccia sopra il fiume Brembo. Il primo vero e moderno sistema di servizio postale. Merito della famiglia Tasso, quella che diede i natali al letterato Torquato Tasso ("Gerusalemme liberata"). Un clan di instancabili e potenti imprenditori valligiani bergamaschi che da un minuscolo paese costruirono un impero: una multinazionale europea di servizio di consegna. Addirittura meglio, dicono, per rete ed efficienza, di quanto fecero i persiani, i cinesi, i romani che sotto Augusto divennero gli antesignani dei postini.
Come funzionava la Posta dei Tasso? Semplice. C’erano delle informazioni da trasmettere, e loro le recapitavano. Con puntualità, a prezzi imbattibili. Iniziano con la fondazione e la gestione della Compagnia dei Corrieri della Serenissima (collegamenti sulle linee Venezia-Milano e Venezia- Roma); poi, dopo il 1460, prendono in mano le Poste pontificie. Un altro ramo del casato, partendo dalle comunicazioni postali tirolesi, nel 1516 si fa appaltare dalla monarchia asburgica la gestione esclusiva delle poste imperiali. Risultato: in Europa i Tasso diventano la posta. Per definizione. Qui arriva la seconda curiosità custodita da Cornello dei Tasso e dai suoi attuali venti abitanti (fino a pochi anni fa erano 35). Sulle carrozze che trasportavano la corrispondenza a volte venivano accolti anche dei passeggeri. Questo servizio (il trasporto di persone su mezzi privati) diventa, di fatto, una delle prime forme di Taxi. L’antenato dei taxi gialli di New York, di quelli neri di Londra, delle bianche auto pubbliche italiane. «Da scaltri imprenditori i Tasso aggiunsero un pezzo di leggenda», spiegano al museo dedicato ai Tasso e alla storia postale (è ospitato al centro del borgo, all’interno di una vecchia stalla). In ballo c’è l’origine della parola “taxi”. Da dove deriva? La questione è controversa. Alle due versioni più accreditate dagli studiosi – la prima: da “tax” (costo), presumibilmente coniato a partire dalla parola tassametro, brillante invenzione del 1981 del tedesco German Wilhelm Bruhn; la seconda: dal greco “tachus” (veloce) si è aggiunta l’ultima. È la versione che vede protagonista la famiglia tedesca Thurn und Taxis, ramo germanico dei Tasso che, come detto, gestiva il servizio postale nel cuore del vecchio continente. Da qui la presunta riformulazione di “Taxis” in taxi. Pensare che un così ricco bagaglio di curiosità e aneddoti sopravviva (non senza fatica) in un borgo abitato da venti persone dove i servizi pubblici sono una trattoria, un piccolo museo, un B&B, una chiesa e una scuderia, fa un certo effetto. Ma forse il bello di Cornello dei Tasso – frazione del meno isolato Comune di Camerata Cornello – è proprio questo segreto. «Abbiamo la fortuna di vivere in un posto magico, ricco di cultura e di natura: è tutto quello di cui ho bisogno», dice Eliana Gheza. È la madre di Luna, cinque anni, la più giovane abitante del paese. Molti cornellesi col tempo hanno preferito andare a vivere altrove, in centri non distanti ma più popolati, sempre qui in valle Brembana: Camerata, Piazza Brembana, San Pellegrino, Zogno, San Giovanni Bianco. «Io sono nato a Cornello ma poi ci siamo trasferiti», racconta Francesco Camozzi, “Trattoria Camozzi”, l’unico punto di ristoro, meta di turisti e ciclisti. Lo spopolamento, dunque: il destino comune di migliaia di borghi italiani. Ragiona Andrea Locatelli, sindaco 29enne di Camerata Cornello: «Uno dei nostri obbiettivi è quello di continuare a valorizzare questo gioiello nella speranza che un giorno torni ad essere ‘vivo’ come una volta».
Ogni anno 25 mila turisti scoprono il paese della posta e dei taxi. C’è chi arriva quassù grazie al trekking, chi alla mountain bike, ci sono quelli che vanno a visitare la casa di Arlecchino a Oneta e poi proseguono per i sentieri e spuntano davanti alla torre campanaria del 1100. Gli ultimi visitatori sono arrivati da Iran e Colombia, oltre ovviamente a piccoli flussi di europei, russi, americani (CNN Travel ha dedicato un servizio a Cornello). Come spesso accade, gli italiani i loro gioiellini li scoprono per ultimi (eppure Cornello è stato insignito come uno dei borghi “più belli d’Italia"). Anche questo è un classico. Ma chissà, ai Tasso forse sarebbe importato relativamente: loro pensavano e agivano in grande. E da subito hanno guardato anche fuori dall’Italia. Hanno infilato l’Europa dentro la loro busta delle lettere, per primi hanno iniziato a trasportare sconosciuti a bordo di mezzi privati. Gli autisti delle carrozze non sbagliavano mai strada. Sotto il porticato della Via Mercatorum hanno allestito una mostra, titolo “Viaggiare con la posta dai tempi di Leonardo”. È esposta la prima guida di viaggio al mondo: anno 1553. A sera, lasciare Cornello dei Tasso e accendere il navigatore dell’auto mette un po’ di sottile tristezza.