La Stampa, 29 luglio 2019
Solo tre italiani al Boca prima di De Rossi
E il quarto giorno della nuova vita a Buenos Aires, non potendo ancora debuttare da calciatore alla Bombonera con la "camiseta azul y oro" del Boca Juniors, "El Tano" - diminutivo affettuoso di "Italiano" - si è concesso il più tipico dei piaceri argentini : una mangiata di carne alla brace. «Amigos, asado y futbol», in attesa di vedere spuntare il suo nome su una lista dei convocati (forse il 13 agosto contro l’Almagro, per la Coppa d’Argentina), il programma della prima domenica da emigrato del pallone di Daniele De Rossi, sempre accompagnato dalla moglie Sarah Felberbaum e da tre amici fidati: a mezzogiorno il primo appuntamento con il piatto nazionale argentino e alle otto di sera quello, in tribuna, con la Bombonera per assistere all’esordio nella Superliga dei suoi nuovi compagni contro l’Huracan. «Non mi aspettavo un’accoglienza così grande», la frase ripetuta in continuazione dall’ex capitano della Roma nei primi giorni vissuti nella "Repubblica Popolare della Boca". Un benvenuto propedeutico bagno di telecamere e domande, davanti a centinaia di giornalisti e appositamente scortato dal presidente Angelici e dal ds Burdisso, che lo aspetta oggi alle ore 16 argentine. Il trasloco di De Rossi al Boca, da contratto per un anno, non è certo una questione di soldi (500mila euro), ma rappresenta una scelta quasi pioneristica. L’undicesimo europeo e quarto "Tano" in prima squadra , dopo il romano Mario Busso (1918), il triestino Juan Brattina (1948) e il cosentino Nicolàs Novello (1966 e successivamente allenatore, anche di Riquelme, nel settore giovanile), in 114 anni di storia "Xeneize" può aprire la strada agli approdi di tanti altri calciatori di rango a (quasi) fine corsa. «Il suo arrivo rappresenta qualcosa di bellissimo per il nostro calcio», il saluto del presidente del River, Rodolfo D’Onofrio. Diviso da sempre su tutto, il futbol argentino si è ricompattato almeno sull’importanza globale dello sbarco di uno come De Rossi.