il Fatto Quotidiano, 29 luglio 2019
Biografia del cardinale Raymond Leo Burke
Chi segue Il Chierico Vagante sa che il pasciuto cardinale Raymond Leo Burke è un ospite assiduo di questa rubrica già da qualche anno. Cacciato dalla Curia romana da papa Francesco – Burke era il prefetto del tribunale della Segnatura Apostolica – il cardinale americano conduce da quasi un lustro una campagna di odio contro il pontefice argentino della misericordia e dell’accoglienza. E per questo ritenuto, Bergoglio, un eretico, un apostata, se non l’Anticristo, “l’impostore religioso” di cui parla il Catechismo della Chiesa cattolica.
Convegno dopo convegno, il rotondo prelato è diventato una sorta di vero antipapa per la variegata rete dei clericali di destra che in nome dell’arida dottrina vogliono una Chiesa omofoba e razzista: in Italia, il loro leader politico è ovviamente il leghista Matteo Salvini, divorziato che usa strumentalmente il rosario e il crocifisso.
Le relazioni tra Burke e Salvini sono costanti e vengono curate da Giancarlo Giorgetti, cattolico praticante nonché numero due della Lega. I tre – Burke, Giorgetti e Salvini – siedono pure insieme nella Fondazione onlus Sciacca. Un rapporto stretto che può essere una delle chiavi di lettura delle ultime novità dell’affaire Siri, l’ex sottosegretario su cui puntava l’imprenditore dell’eolico Paolo Arata, il cui figlio Federico è vicino a Giorgetti e ha un contratto a Palazzo Chigi. Si scopre adesso, infatti, che l’anti-bergogliano Burke, fariseo di nome e di fatto, riceveva telefonate da Arata per spingere il nome di Siri al governo, nell’aprile dell’anno scorso, durante le trattative gialloverdi. Arata cita il solito Giorgetti e questo fa emergere il côté sovranista e clericale della Lega. E il cardinale punto di riferimento è quello che vuole una “correzione” pubblica di Francesco per le aperture ai divorziati sulla comunione. Senza dimenticare che Burke considera la “sodomia” come un “atto diabolico”.
I siti del network tradizionalista di solito lesti ad aggiornarci sulle opere di Burke stavolta non hanno scritto nulla sulle intercettazioni. Sull’americano valga infine il severo giudizio del cardinale Maradiaga: “È un poveruomo, un uomo deluso perché voleva il potere e lo ha perso”.