la Repubblica, 29 luglio 2019
Biografia di Benedetta Pilato
Una grande bambina. E anche molto Benedetta, questo prodigio di Pilato. Quando tocca con quelle unghie lunghe, laccate di rosa shocking, la piastra della piscina che si accende con due lucette rosse, piange come un neonato nella culla. È seconda, è d’argento nei 50 rana a Gwangju, a 14 anni e sei mesi al suo esordio mondiale, la tarantina meraviglia. L’italiana più giovane di sempre su un podio ai campionati. Per dire: Federica Pellegrini aveva 5 mesi più di lei quando esordì in una staffetta a Barcellona 2003. «Aiuto, sono sconvolta». Non dirlo a noi. E non ci sono neanche mamma e papà a salvarla. Sono in Puglia, a guardarla alla tv. Deve consolarla la vincitrice, l’americana Lilly King, che con i suoi 22 anni e l’esperienza di campionessa uscente e primatista della specialità, riesce a evitare la sconfitta (per soli 16 centesimi) mettendo le mani, meno laccate, davanti a questa baby scalmanata. «Sì non mi sentivo granché bene all’arrivo, Lilly mi ha detto, tutto ok?». Tutto benissimo, anzi uno splendore: ci rimane di bronzo l’altra aliena del campo, la russa Yuliya Efimova, 27 anni, vicecampionessa della distanza che dietro a Benedetta sembra una lenza coi suoi 15 centesimi di ritardo. «Se proprio dovevo prendere la medaglia, me l’aspettavo di bronzo. Però sono contentissima, non so che dire perché è stata davvero una sorpresa». Annunciata. Nel primo bagnetto nella piscina sudcoreana, in batteria, aveva fatto già il fenomeno col record italiano. «Avevo un po’ d’ansia perché era la mia prima finale mondiale, ma credo che sia normale averla in queste gare così importanti. Sapevo che cosa mi giocavo e forse per questo ero un po’ agitata. Il mio allenatore mi ha detto di stare calma perché essere in finale era un grande risultato, ma questo lo sapevo già. Tutti mi hanno detto di vivermela». Questa vita appena iniziata, che annuncia faville. E dire che con l’acqua, all’inizio, un poco ci litigava Benny, come la chiamano tutti «tranne mia mamma Antonella, commessa, quando è arrabbiata. Ma anche con la danza classica ho smesso dopo due lezioni: piangevo e volevo tornare a casa». Però a due anni viene immersa. Sarà per via di papà Salvatore, che lavora in marina. «Che poi è stato contrario a farmi fare agonismo perché lui ci è passato e sa quanti sacrifici comporta. Poi il mio allenatore lo ha convinto e a 5 anni ho iniziato. Mio padre adesso addirittura si è tatuato una B sulla gamba». Furbo Vito D’Onghia, giovane anche lui (35). Disse ai genitori di farle fare solo una gara, perché in quella bambina vedeva «pura fibra bianca muscolare, che sprizza velocità». Anche allegria. «Perché se mi annoio, non rendo». Alla prima liceo scientifico scienze applicate Maria Pia di Taranto, rende benissimo: media dell’8,8. «Lo studio prima di tutto». Dopo scuola, a casa a Talsano, frazione di Taranto, a dieci minuti di macchina dalla piscina da 25 metri di Pulsano dove si allena («in Puglia da 50 ce ne sono poche»), tesserata per la Fimco Sport, come direttore tecnico Max Di Vito che portò Federica a diventare la Pellegrini. «Fede? Ha f atto una gara grandiosa. Mi sembrava inavvicinabile: io sono stata catapultata in questo mondo solo un anno fa». Dopo aver vinto i mondiali juniores a Kazan. «Sembra che mi venga tutto facile, invece mi impegno tanto, voglio sfidare me stessa. Mi alleno duramente». Due ore al giorno, dalle sette di sera, e tre volte a settimana un’ora di palestra. Nessun doppio allenamento «perché sennò non riesco ad andare bene a scuola. I professori e anche i compagni mi aiutano a stare al passo col programma». Quando torna a casa da scuola, un pisolino e i compiti. In cameretta non ha poster di idoli, anche se le piace Jovanotti e vorrebbe conoscerlo. E, tranne l’inglese Adam Peaty, «perché fa la rana, non conoscevo gli altri neanche le mie avversarie: mai vista una gara». Conosce invece il fratello Alessandro, 10 anni, che fa calcio, col quale litiga quando non vuole rifarsi il letto. Il fidanzato per ora non ce l’ha. «Mi piace uscire con gli amici, ma sono poco social e ballare no. Preferisco nuotare». Anche nonna Rosa ormai le dà consigli. Chissà se anche per l’acconciatura che ha adesso, frutto del rito di iniziazione in nazionale: metà castana, metà bionda. Ha gusti decisi: la carbonara, il gelato al pistacchio, nocciola e tanta panna. Vorrebbe un cane, ha un pappagallo: Paco. Ascolta tutti i generi di musica, dipende dal momento, e guarda molte serie tv: La Casa di carta e Stranger things. Sì, succedono cose strane: una grande bambina è apparsa.