Corriere della Sera, 29 luglio 2019
Stefania Sandrelli e i nipoti
Rocco?
«È il mio compagno ideale».
Francisco?
«Un delinquente!».
Elena?
«È profonda».
Diletta?
«Ride sempre!».
Nicole?
«Una bambina dolcissima, un po’ viziatella, ma d’altra parte ha più bisogno di attenzioni».
E poi c’è anche «Pablito», il primo figlio di Blas Roca-Rey, ex marito della sua primogenita Amanda.
«L’ho visto il mese scorso, quando mia figlia è andata a Pistoia con Francisco per fare volontariato. Manteniamo ottimi rapporti: la madre da poco gli ha arredato casa, è molto generosa con lui: come me, è felice quando può piazzare qualcosa. Pensi che ho ancora in casa il letto dove sono nata... Mi spiace buttare via le cose e sono felice quando possono servire a qualcuno a cui voglio bene».
I suoi nipoti si approfittano di lei?
«Tutti, tutti! È il ruolo di noi nonni. Che vuole, sono la mia vita...».
Stefania Sandrelli, 73 anni, due figli (Amanda, frutto nel 1964 dell’amore con Gino Paoli, e Vito, nato nel 1974 dall’imprenditore romano Nicky Pende), 3 David di Donatello, 6 Nastri d’argento, Leone d’oro alla carriera, sul set ha ricoperto più volte il ruolo della nonna e un certo allenamento lo ha fatto in casa, con i suoi nipoti: Rocco, 21 anni, e Francisco, 15, che sono i due maschi di Amanda, ed Elena, 18, Diletta, 16, e Nicole, 5, le «ragazze» di Vito.
Che nonna è?
«Non sono “sbaciucchiona” o “smanacciona”. A me piace molto farli mangiare, farli dormire, dare il biberon quando erano piccoli. Li abbraccio, ma solo quando capisco che lo posso fare. E li sento tutti i giorni: se so che sono impegnati, magari con la scuola, mando solo dei messaggi su WhatsApp, anzi, in realtà mi aiuta Giovanni (Soldati, ndr) perché io non lo so fare».
Li ama allo stesso modo?
«Sto molto attenta a dare a tutti le stesse attenzioni e opportunità».
Davvero nessuna preferenza?
«Mi emoziona ricordare quando è nato Rocco, perché era prematuro, è arrivato con un mese di anticipo. Ed eravamo molto preoccupati perché la precedente gravidanza di Amanda era andata male. Quando abbiamo sentito il suo pianto, abbiamo cominciato a piangere tutti».
Rocco suona il pianoforte, come suo fratello Sergio, che ora non c’è più.
«Loro due trafficavano spesso insieme, mi sembra di vederli ancora... Mio nipote studia al Conservatorio di Siena per diventare direttore d’orchestra. Mi porta fuori, ai concerti jazz, è il compagno ideale».
Esce anche con Francisco?
«Ah, lui è un delinquente! È nel pieno dell’età del malessere. Ma è una meraviglia: tutto quello che fa, lo fa bene. Fa teatro e lo fa bene, disegna e lo fa bene, fa il prestigiatore e incanta tutti».
Chi le somiglia di più?
«Le femmine, in particolare Elena, la più grande, ma forse è solo una questione di età. Con lei parliamo molto, ama andare in profondità. Quando ho girato A casa tutti bene c’era bisogno di una nipote che aveva la sua età, allora l’ho proposta a Gabriele Muccino, il regista. Lui però non se l’è sentita di prenderla, aveva paura...».
E Diletta ha ambizioni artistiche?
«Intanto ha la mia stessa ironia. Una volta, a Capodanno, andammo sul terrazzo condominiale a vedere le lanterne cinesi e i botti. Ce ne fu uno tremendo e mi arrivarono dei sassolini nell’orecchio. Allora mi portarono all’ospedale, mi fecero la Tac, infine bastò una manovra per liberare l’orecchio. Insomma, lo racconto perché quando Diletta entrò nella stanza si mise a ridere come una pazza, e io con lei».
Dove tiene le foto dei suoi nipoti?
«I loro disegni sono ovunque. Ma sul comodino della mia camera da letto c’è la foto di Vito, in camice e mascherina, che tiene tra le braccia Elena, dopo averla fatta nascere al Gemelli. È un medico molto coscienzioso».
Quando vi siete visti tutti insieme l’ultima volta?
«Il 5 giugno per il mio compleanno. Avevo detto che non volevo niente e mi hanno portato un fiorellino ciascuno. Non voglio che spendano dei soldi per me, sono l’ultima ruota del carro!».