Libero, 28 luglio 2019
Boris Johnson è cattolico ma fa finta di no
Tutto si direbbe del neo premier britannico, tranne che sia un uomo di chiesa. Eppure, proprio nella ricorrenza liturgica di san Boris, che cade il 24 luglio, il suo omonimo Johnson conquistava, la prima volta nella storia per un cattolico, l’accesso al n. 10 di Downing Street. Se lo avesse saputo, la Regina Elisabetta II, capo della chiesa d’Inghilterra, non gli avrebbe mai dato quell’incarico, visto che una legge del 1829 consente sì ai fedeli della Chiesa di Roma di essere eletti al Parlamento di Westminster, salvo poi al comma 18 vietare loro di consigliare direttamente o indirettamente la Sovrana. Sono le conseguenze dello scisma anglicano, che vide molti martiri cattolici. Il biondo ex sindaco di Londra, tuttavia è stato cresimato, durante il suo periodo di studi al college di Eton, con rito anglicano e questa circostanza appare sufficiente a risolvere ogni imbarazzo sulla sua appartenenza religiosa. In realtà, essendo stato battezzato durante l’infanzia da un sacerdote cattolico, secondo la fede di sua madre e della sua madrina Lady Rachel Billington, formalmente la Chiesa di Roma non può far altro che considerare Boris un proprio membro. I sacramenti non si cancellano, ma i loro frutti «dipendono anche dalle disposizioni di colui che li riceve», secondo il Catechismo. LE
ORIGINI TURCHE
BoJo, definito dal vescovo anglicano di Leeds un «bugiardo immorale», non sembra tener troppo conto della grazia ricevuta. Potrebbe ripensarci, ora che la sua notorietà si è estesa all’Anatolia, dove lo considerano un «turco di Kalfat», originario cioè di un villaggio a 110 Km da Ankara, dove fino a pochi anni fa era rimasto nel codice genetico il carattere della chioma bionda. Come quella del suo quadrisavolo, Haci Ahmet Riza Efendi, il cui figlio Ali Kemal divenne giornalista e ministro del Sultano ed ebbe un figlio, il bisnonno di Boris, Osman Wilfred Kemal, prima di essere assassinato da una folla, incitata dai Giovani Turchi, il 6 novembre 1922. Suo figlio Wilfred prese poi il cognome Johnson dalla nonna, che lo aveva allevato nel Regno Unito e conseguentemente lo passò anche al padre di Boris, Stanley. Fin qui la genealogia del capo del governo britannico, la cui ascendenza islamica, quindi, è molto più che un fatto remoto. A nessuno fra l’altro è mai venuto in mente di rivendicarla. Tanto più che il suo trisnonno Ali Kemal si era espresso a favore delle minoranze armene e turche e, durante la Prima guerra mondiale non ebbe timore di criticare le deportazioni, gli espropri e i massacri che vanno sotto il nome di genocidio armeno, attribuendoli al Comitato per l’Unione e il Progresso che poi avrebbe rovesciato l’Impero ottomano. E proprio per questo fu rapito e poi barbaramente ucciso dai nazionalisti di Kemal Atatürk e per decenni giudicato come uno dei peggiori traditori della patria anche perché sognava che la Turchia divenisse un protettorato della Corona britannica. L’altrettanto monarchico Boris, in un’intervista alla Bbc, nel 2008, lo ha ricordato come un uomo che «è rimasto sulle proprie posizioni». Potrebbe essere la volta buona per il Regno Unito – che ancora non ha preso la decisione di entrare nel novero dei 22 Paesi che hanno riconosciuto il genocidio armeno – per ristabilire la verità storica sulle orribili persecuzioni dei cristiani del secolo scorso.
IL TRADIZIONALISTA
Un altro segno di discontinuità nella compagine di governo britannica è costituita inoltre dalla nomina del nuovo Lord Presidente del Consiglio e Leader della Camera dei Comuni, nella persona del cattolico Jacob Rees-Mogg, frequentatore delle messe in rito tridentino, che si oppone all’aborto anche in caso di stupro e alle unioni omosessuali. A rigor di legge, non dovrebbe ricoprire quell’incarico, anche se una riforma voluta dal laburista Gordon Brown ha escluso che i membri dell’esecutivo possano consigliare la Regina sulle nomine all’interno della Chiesa anglicana. Rees-Mogg non si permetterebbe mai di uscire dalle proprie prerogative, ma non nasconde nemmeno che tenta di recitare almeno una corona di rosario ogni giorno. E, sulla Brexit, non teme di affermare che «l’Unione Europea è attualmente uno Stato profondamente laico», che ha tradito le sue origini e ora «sta muovendosi nella direzione di uno Stato apostata». E, su questo, magari saranno d’accordo anche i numerosi baronetti islamici presenti alla Camera dei Lord.