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 2019  luglio 28 Domenica calendario

Il giro d’affari del Tour de France

Parigi val bene una maglia. Possibilmente di colore giallo, la tonalità che stasera dopo il tramonto brillerà lungo i Campi Elisi. Poco prima delle 22 il vincitore dell’edizione numero 106 del Tour de France si vestirà di ocra sul gradino più alto di un podio che avrà come sfondo l’Arco di Trionfo.
Il Centenario della maglia gialla
Il Giro di Francia 2019 verrà ricordato come quello del Centenario del simbolo del potere, quella casacca comparsa per la prima volta nel 1919 e che 100 anni più tardi rappresenta il cimelio più ambito di qualsiasi ciclista. Portarla per un solo giorno cambia la vita, proietta in una nuova dimensione agonistica e incrementa il conto in banca. Sì, perché il Tour de France è una cassaforte che ogni giorno dispensa euro a raffica. Sul fronte delle due ruote non c’è evento al mondo capace di tenere il passo della Grande Boucle, complessivamente la terza manifestazione sportiva più seguita al mondo dopo Mondiali di calcio e Olimpiadi estive. A dispetto delle due rivali, entrambe a cadenza quadriennale, il Tour si svolge tutti gli anni nel mese di luglio. Quest’anno i 176 corridori di 22 squadre, tra cui una quindicina di italiani, si sono sfidati da Bruxelles a Parigi, 3.460 chilometri divisi in 21 tappe tra pianura, collina e alta montagna. Prima i Vosgi, poi i Pirenei, quindi le Alpi. Velocisti, passisti, scalatori: tutti hanno trovato una giornata di grazia sulle strade di Francia.
Il fatturato della Grande Boucle
I numeri del Tour sono impressionanti, a iniziare da quelli economici. Il giro d’affari della competizione organizzata da Amaury sport organisation (Aso) è stimato in 150 milioni, quasi cinque volte superiore a quello del Giro d’Italia. A fare la voce grossa sono i diritti televisivi, venduti in 190 Paesi con la presenza sul posto di 60 stazioni televisive che raggiungono i tre miliardi di telespettatori. Duemila sono i giornalisti accreditati, appartenenti a oltre 600 testate tra carta stampata, tv, radio, web e agenzie fotografiche. Poi vengono gli introiti derivanti dagli enti locali, promotori della partenza e dell’arrivo delle singole tappe. Quest’anno la sola città di Bruxelles ha elargito 10 milioni di euro per ospitare le prime due tappe, in occasione del cinquantenario della prima vittoria al Tour del Cannibale Eddy Merckx, uno dei quattro capaci di giungere per cinque volte vestito di giallo a Parigi: gli altri tre sono stati Jacques Anquetil, Bernard Hinault e Miguel Indurain, l’unico in grado di mettere in fila cinque trionfi consecutivi, tra il 1991 e il 1995. 
I tre principali sponsor
La terza grossa fetta di fatturato proviene dagli sponsor. Impossibile citarli tutti, meglio limitarsi ai tre principali: LclSkoda ed E.Leclerc, i marchi che sfoggiano i propri loghi sulle tre maglie principali. Quella gialla destinata al capoclassifica è griffata dalla banca transalpina, quella verde che incornicia il leader della classifica a punti è marchiata dal produttore automobilistico ceco, mentre la casacca a pois rossi destinata al padrone dei Gran premi della montagna è sponsorizzata dalla catena francese di supermercati.
Al vincitore 500mila euro 
Il montepremi del Tour è di 2,3 milioni di euro, con una prima moneta destinata al vincitore di 500mila euro. Tanti oppure pochi a seconda del termine di paragone: chi vince i 100 metri ai mondiali di atletica intasca 100mila dollari, ma chi trionfa al torneo tennistico di Wimbledon si porta a casa 2,3 milioni di sterline. Coloro che stasera faranno compagnia al vincitore sul podio parigino intascheranno rispettivamente un assegno da 200mila e 100mila euro, mentre dal ventesimo fino all’ultimo classificato il premio sarà di mille euro. I possessori della maglia verde e di quella a pois riceveranno 25mila euro, il miglior giovane, quindi colui che indosserà la maglia bianca, ne riceverà 20mila. Ogni giorno il vincitore di tappa si è guadagnato 11mila euro, chi è transitato per primo in uno sprint intermedio 1.500 euro e chi ha conquistato un Gran premio della montagna fuori categoria 800 euro. 
I premi in una cassa comune
La valanga di euro non finisce nelle tasche dei singoli ciclisti, ma viene accumulata in una cassa comune della squadra. A fine Tour il raccolto verrà diviso in parti uguali non soltanto tra i corridori, ma coinvolgendo anche direttore sportivo, team manager, medici, massaggiatori e meccanici. Mai come nelle corse a tappe, il ciclismo più che uno sport individuale diventa una disciplina d’équipe, con i team che si muovono a bordo di pullman che sono delle case viaggianti, munite anche di cucine e docce, con sedili in pelle ritraibili, simili a quelli della prima classe su un aereo. 
Cultura, tradizione, ma anche business. Non c’è estate senza Tour de France, un enigma appassionante da leggere e comprendere in spiaggia oppure a casa. Una sfida emozionante, il cui ultimo capitolo verrà scritto stasera al calare del sole. Quando Parigi si tingerà di giallo.