La Stampa, 28 luglio 2019
I defunti che diventano concime
Nello Stato di Washington dal maggio 2020 sarà possibile ricorrere a quella che viene definita riduzione organica naturale. Tradotto, trasformare un cadavere in compost. Il governatore del Washington ha infatti firmato il 21 maggio scorso una legge che autorizza strutture certificate a offrire questa opzione funeraria.
Jamie Pederson è il senatore che ha presentato inizialmente la proposta di legge. Consapevole che compostare un cadavere apparirà a molti una pratica oltraggiosa, Pederson è tuttavia convinto che questa norma andrà incontro ai desideri di tanti cittadini: «le opzioni funerarie attualmente a disposizione non sono soddisfacenti per tutti, non solo per via dei costi e dell’impatto ambientale, ma anche da un punto di vista psicologico. L’idea di tornare alla terra dopo la morte, di alimentarla piuttosto che contribuire a estrarne le risorse, è per molti affascinante e piena di bellezza, ed era ora che si offrisse loro la libertà di sceglierla».
Malgrado nessuno ami pensare troppo alla propria dipartita, e a ciò che succederà al nostro corpo dopo la morte, le parole di Pedersen mettono in evidenza una scomoda verità: le soluzioni a disposizione in Occidente sono solo due, e poco ecologiche. La più diffusa, la sepoltura, è responsabile a livello globale dell’utilizzo di quasi 80.000 metri cubi di legno, 1,6 milioni di tonnellate di cemento, quasi 2 milioni di litri di liquido imbalsamante e 90.000 tonnellate di acciaio. Inoltre questa soluzione presenta un altro problema non da poco: non c’è più spazio. Molte città europee faticano a stare al passo con la cronica necessità di ampliare i propri cimiteri: nel Regno Unito, ad esempio, si prevede che entro il 2030 quasi la metà dei cimiteri potrebbe non avere più spazio disponibile. Addirittura a Hong Kong il prezzo di un immobile può essere inferiore a quello di una nicchia per conservare un’urna con le ceneri, costo che può arrivare a 180.000 sterline. L’alternativa alla sepoltura è la cremazione, ossia bruciare un corpo e successivamente frantumare le ossa rimaste fino a ricavarne una polvere fine. In media questo processo richiede 127 litri di combustibile, e rilascia 250 chili di anidride carbonica nell’atmosfera.
La nuova legge non sarebbe mai stata possibile senza Katrina Spade, un’architetta che ha lavorato per sei anni con le università di Washington State e di Western Carolina a un progetto pilota per sviluppare il modo migliore e più rispettoso di trasformare in compost un defunto. Lavorando coi corpi di sei persone che avevano volontariamente chiesto di far parte dello studio, Spade ha sviluppato una tecnica che prevede di avvolgere il corpo in un semplice sudario, e adagiarlo su un letto di trucioli di legno, paglia e alfalfa. Questo sistema permette di avviare un’azione microbica che elimina batteri o virus. Il processo di decomposizione avviene in trenta giorni, e produce poco meno di un metro cubo di suolo. I risultati dello studio di Spade hanno avuto un ruolo determinante nell’approvazione della legge, mostrando la riduzione organica naturale come una tecnica sicura, congeniale in un contesto urbano, ma soprattutto dagli innegabili vantaggi ambientali.
Spade ha nel frattempo creato un’impresa sociale ad hoc, Recompose, che sta mettendo a punto a Seattle il primo impianto al mondo in cui sarà possibile trasformare un corpo umano in materiale organico. «Voglio che sia un posto accogliente, in cui familiari e amici possano partecipare al rituale, e sentire la dipartita del proprio caro in modo più naturale e spirituale, cosa che non è possibile con tecniche come la cremazione», spiega Spade. Secondo il progetto, la riduzione organica verrà realizzata in contenitori modulari separati e riutilizzabili. Alla fine del processo di riduzione, i familiari potranno portare via con sé il risultato.
Secondo Spade, scegliendo questa soluzione la nostra dipartita eviterà anche l’emissione di 1,4 tonnellate di CO2, per non parlare poi del risparmio economico: il costo medio di una sepoltura negli Stati Uniti si aggira tra gli 8.000 e i 25.000 dollari, mentre una cremazione può aggirarsi sui 6.000 dollari. Spade spera di poter offrire la riduzione organica intorno ai 5.500 dollari, rendendola non solo la più eco-sostenibile, ma anche la più economica. Malgrado Recompose stia ancora cercando finanziatori e non sia operativa, esiste già una mailing list con di più di 7.000 persone che si sono dette interessate. Secondo Spade, questa legge non sarebbe mai passata senza il supporto evidente degli elettori dello Stato di Washington, considerato uno dei meno religiosi degli Stati Uniti. Spade racconta di un caso in particolare: «quando la legge era ancora in discussione una signora ultranovantenne ha chiamato i senatori della sua circoscrizione. Li sollecitava a votarla al più presto, facendo presente che aveva una certa fretta».