La Stampa, 28 luglio 2019
Il doppio fronte della Nato
La Nato deve guardare oltre le dispute sulla suddivisione delle spese militari, adattandosi alle sfide della sicurezza in un mondo in rapida trasformazione: il messaggio che il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, ha incluso nel discorso alla annuale Conferenza degli ambasciatori alza il velo su ciò che sta avvenendo nell’Alleanza atlantica.
Le interferenze russe nelle elezioni avvenute in più Paesi occidentali - a cominciare dalle presidenziali Usa del 2016, come attestato dal rapporto Mueller - e la nuova "Via della Seta" di Pechino pongono la Nato davanti ad una competizione strategica su due fronti, cambiando radicalmente la situazione dell’Europa. Il Segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, ha già compiuto alcuni passi concreti per affrontare il nuovo scenario: dalla maggiore cooperazione di sicurezza fra alleati per fronteggiare le "interferenze maligne" cibernetiche russe alla creazione di un’unità incaricata di occuparsi solo dei rapporti con la Cina di Xi Jinping per gestire l’allarme 5G ovvero l’entrata di Pechino nella rete di telecomunicazioni in Europa. Ma sarà il vertice della Nato, in programma a Londra a inizio dicembre, il momento in cui tutto ciò dovrà portare alla definizione di una nuova politica comune. Stati Uniti ed alleati europei condividono la volontà di mantenere buoni rapporti con Mosca e Pechino ma le mosse di Putin e Xi obbligano a ripensare l’agenda collettiva. Soprattutto per affrontare le minacce asimmetriche: hacker russi e alta tecnologia cinese minacciano la sicurezza nazionale dei Paesi alleati, rendendo necessarie contromisure su larga scala e di lungo termine.
Si profila dunque un summit di importanza cruciale, anche perché la necessità di fronteggiare russi e cinesi sul Vecchio Continente può portare a rigenerare il legame fra Usa e Ue. Ad accrescere l’importanza di questo vertice c’è il fatto che, a causa di Brexit, la Nato è destinata a rimanere l’unica cornice di sicurezza europea con una piena partecipazione della Gran Bretagna. Quando dunque Mattarella indica le trasformazioni della Nato all’orizzonte si mostra consapevole delle sfide in arrivo, suggerendo di fatto al governo la necessità di presentarsi al tavolo di Londra con idee chiare e proposte frutto della cooperazione con gli alleati.
Tale necessità si spiega con il fatto che le ambiguità del governo gialloverde su Mosca e Pechino rischiano di emarginarci dalla genesi della nuova Nato del XXI secolo. La firma del Memorandum di intesa con la Cina da parte del premier Conte è stata recepita con sospetto da molti alleati perché, a prescindere dalle modifiche intervenute sul testo, ha trasformato l’Italia nel terzo Paese Ue - dopo Grecia e Ungheria - ad essere formalmente coinvolto nella nuova "Via della Seta", consentendo alle autorità cinesi di presentare tali intese come un patto di amicizia politica e non solo di cooperazione economica. Al tempo stesso il caso-Savoini è stato recepito dalla maggioranza degli alleati come la conferma dell’esistenza di un’area grigia nei rapporti fra la Lega e il Cremlino che, unita al sostegno per la fine delle sanzioni Ue alla Russia, assegna al vicepremier Matteo Salvini il ruolo di leader europeo più vicino alle posizioni del Cremlino. Arrivare in tali condizioni al summit di Londra significherebbe per l’Italia trovarsi in un isolamento senza precedenti. Da qui il non troppo velato auspicio da parte del Quirinale che il governo sappia trasformare i problemi in opportunità, facendo leva sui buoni rapporti con Mosca e Pechino per accompagnare la Nato ad adottare politiche innovative capaci di coniugare cooperazione e sicurezza. È un approccio che fa leva sul lavoro di Stoltenberg e cela la convinzione che l’Italia ha molte carte da giocare nei nuovi assetti internazionali. Resta da vedere se Conte, Di Maio e Salvini sapranno ascoltare l’invito e dare vita a consultazioni con gli alleati su Russia e Cina. Insomma, se negli ultimi mesi il governo si è dedicato soprattutto all’Ue, nella seconda metà dell’anno il piatto forte sarà la Nato.