la Repubblica, 28 luglio 2019
Le nuove schiave del pulito
Sono invisibili. Agiscono non viste all’alba e al tramonto perché i nostri sonni siano perfetti e al nostro risveglio, come d’incanto, il caos abbia lasciato il posto all’ordine. Ma la loro vita non ha niente di favoloso. Sono donne sfruttate, pagate a cottimo, un tanto a stanza negli alberghi, un tot per metro quadro lavato e lucidato in uffici pubblici e privati, banche, palazzi e ospedali. Fantasmi che rendono piacevoli le nostre vacanze negli hotel, che garantiscono giornate in spazi puliti e scrivanie sgombre. Sono quasi 650 mila, hanno più di 50 anni e in media il 16 per cento è straniera. Arrivano ai piani con lenzuola e asciugamani freschi dopo la partenza dei turisti, entrano per prime nei palazzi di enti ed aziende con scope e spazzoloni. Prigioniere di un incantesimo che le obbliga a lottare ogni giorno, barcamenandosi tra sfruttamento e superlavoro, perse in una foresta salariale di contratti pirata con paghe inferiori di 200 euro al mese e meno diritti. Pagate anche a cottimo per ritrovarsi a fine mese con in tasca da 500 a 800 euro.
Sono lavoratrici spesso vittime di cooperative fittizie e subappalti. I loro sindacalisti raccontano di un settore dove la concorrenza ha scaricato sulle più deboli la ricerca di profitti. Alberghi in crisi per la competizione con bed&breakfast e Airbnb, che si affidano ad agenzie interniali e cooperative: un tanto a stanza, dai 2 ai 3 euro e mezzo a seconda che l’hotel sia a Roma, Milano o Firenze, dove a volte la paga oraria dai 9 sprofonda a 5 euro. Lo stesso accade nei condomini che hanno dismesso i portinai. E negli uffici dove per poco più di sette euro in un’ora bisogna tirare a lucido 400 metri quadri in media, ma c’è chi per la stessa cifra ne vuole ripuliti il triplo.
Paola, ha i capelli bianchi e un mal di schiena che non l’abbandona. Gli ultimi 24 anni li ha passati a rifare letti in un hotel a quattro stelle di Milano, pagata a cottimo: 3 euro e mezzo a stanza. E se le sei ore al giorno non bastano a completare il compito assegnatole, 12 camere, le tocca restare gratis a finire il servizio. Come a Nicole che lavora a Roma per 8 euro lordi l’ora. Margherita invece arriva dalla Romania, per 7 euro in 60 minuti deve pulire 800 metri quadri di pavimenti in un ufficio di una grande impresa nella periferia romana, sperando che questa volta la cooperativa non sparisca prima di pagarle lo stipendio. A Laura, ex cassiera, va meglio, arriva alle cinque nello stabile dove gli impiegati stanno ancora dormendo, 1.600 metri da pulire in 4 ore, e fine mese sono 700 euro. Paola, Margherita, Nicole e Laura, cognomi cancellati per timore di perdere il posto. «La gente non sa quanto sfruttamento ci sia dietro. Per questo abbiamo lanciato la campagna Backstage, perché si capisca quanta professionalità e impegno ci mette chi ci fa riposare e vivere meglio». Cristian Sesena, segretario nazionale Ficalms Cgil, Federazione italiana lavoratori commercio turismo, racconta come quel letto dalle lenzuola profumate nasconda una realtà, per le 160 mila del settore alberghiero, fatta anche di lavoro a cottimo vietato per legge, turni di 14 ore, contratti anche di un euro e mezzo l’ora in meno rispetto a quelli riconosciuti dai sindacati confederali. E poi quattordicesime non pagate, ferie ridotte, una flessibilità assoluta perché magari arriva il pullman di cinesi inaspettato. In un magma salariale che vede tariffe orarie dai 5 ai 9 euro e dove la maggior parte ha contratti part time tra le 24 e le 28 ore settimanali per stipendi dai 500 ai 1000 euro. «Una volta eravamo assunte dall’hotel avevamo e persino la mensa. Ora siamo passate alla cooperativa di servizi, dobbiamo fare 12 stanze in sei ore, spesso non ci riesco così regalo ogni giorno un’ora e mezza per finire il lavoro. Guadagno 800 euro al mese per 24 ore a settimana, ma non riesco a trovarmi anche un secondo impiego. Non ne ho la forza. Quando finisce la giornata sono a pezzi. Vado a casa, mi metto a letto. Anche quello ancora da rifare» si lascia andare la milanese Paola. La situazione è ancor più drammatica nel comparto delle pulizie (480 mila lavoratrici) che si occupa di uffici pubblici e privati, condominii senza portiere, banche o supermercati. Con lo sblocca cantieri hanno liberalizzato i subappalti, reintrodotto il massimo ribasso con conseguenti tagli di stipendi. Marco Beretta segretario della Ficalms di Milano, spiega che spesso le società di pulizia cambiano nome o scompaiono senza pagare gli stipendi. E Cinzia Bernardini, della segreteria nazionale, racconta di nuove e misteriose sigle sindacali pronte a firmare contratti sotto prezzo.