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 2019  luglio 27 Sabato calendario

È vietato dubitare che Camilleri fosse un maestro di cultura

Un fenomeno unico. Solo a 60 anni divenne famoso, anzi famosissimo con racconti che poi la tv e la perizia di Zingaretti hanno imposto in tutto il mondo. È divenuto un modello e un maestro per la cultura «debole», camuffata di umanitarismo. Come per Garibaldi, di lui non si poteva che parlare bene: venerato, esaltato, santificato. Chi si permetteva critiche, come Vittorio Feltri, veniva zittito e scomunicato: «Pulisciti la bocca quando parli di Camilleri». Scrittore abile e facile, più che alla letteratura ha contribuito all’industria culturale. Il suo mondo quotidiano non è troppo esemplare. L’umanità ch’egli fotografa con tanto realismo è piuttosto squallida: personaggi generosi e altruisti se ne trovano pochi, prevalgono i furbi, gli egoisti e i calcolatori. Ognuno cura il proprio “particulare».Il suo stile è realistico, ma anche ironico e paradossale. Nell’ultimo monologo teatrale di Camilleri, Conversazioni di Tiresia, il profeta confessa: «Non riuscii a staccare gli occhi dal corpo di Atena, fu guardando il suo lato B che ebbi la certezza che il mondo fosse rotondo e non piatto». Alcune sue frasi, certo vivaci e qualche volta anche intelligenti, sono divenute imperativi e precetti nella loro ovvietà popolare e piuttosto conformista: «Le parole? Cose d’aria sono»; «Noi siamo ciò che sentiamo e ciò che diciamo». Era contro tutti e qualche volta ci prendeva pure.
Le sue esequie sono state la cartina di tornasole della sensibilità culturale di oggi: un’umanità che privilegia il vuoto e il divertimento, la derisione e il pressappochismo, la critica e l’oltraggio lo ha esaltato sino a farne un archetipo. Tutti vi hanno contribuito, come certo era giusto, anche il mondo cattolico. Camilleri era ateo, anticlericale e blasfemo, si è fatto seppellire nel cimitero acattolico, vicino alla tomba di Gramsci. Idee e decisioni, queste sue, perfettamente rispettabili. Ma anche i media (pseudo) cattolici l’hanno divinizzato: per il prete cattocomunista Luigi Ciotti è stato un uomo di profonda umanità; il gesuita Antonio Spadaro, direttore della «Civiltà Cattolica», ha ricordato che considerava papa Francesco come un «presidio di umanità».
Ci resteranno nella memoria quei suoi primi piani nei media, dove si innalzava a maestro di valori e di vita. Sempre con la sigaretta in mano, esibita e aspirata con atteggiamento sprezzante. Non offriva certo una prova di socialità, nel momento in cui tutte le istituzioni nazionali e i mass media stanno facendo campagne contro il fumo. Era una manifestazione del suo fumoso superomismo da Porto Empedocle