Robinson, 27 luglio 2019
Tutte le armi pensate e fabbricate dall’uomo
Militaria
di Stefano Massini È quantomeno curioso che una delle letture per me più divertenti degli ultimi anni sia stata quella di un libro in teoria nefasto, intriso di violenza e distruzione, come Il pipistrello bomba di Vince Houghton, meritoriamente pubblicato da Bollati Boringhieri. Difficilmente ho trovato un testo così brillante, e a suo modo sorprendente. Ma facciamo un passo indietro: da sempre, è cosa nota, le guerre non si combattono con l’esclusiva forza bruta, ma con un doveroso contributo d’astuzia. E se Omero insegna che perfino a Troia la svolta decisiva passò per la trovata spiazzante del cavallo, possiamo ben dire che quello fu solo l’inizio di una stupefacente sequela di invenzioni: i mongoli terrorizzavano il nemico facendo marciare migliaia di cavalli con in sella gli spaventapasseri, le Crociate videro in campo immani catapulte lancia- macigni, mentre a Leonardo da Vinci si deve la progettazione del primo carro armato. Ma la lista sarebbe lunghissima, fino ad approdare al ramo batteriologico, ai droni e alla cyber- war. Nel frattempo, dato che il Novecento è stato il secolo dei due grandi conflitti mondiali (sfiorandone per un soffio il terzo innescato dalla Guerra fredda), è facile credere quante volte gli eserciti si siano rivolti alla tecnologia in cerca del proverbiale asso nella manica. Ebbene, sul tema nessuno al mondo è forse più ferrato di Vince Houghton, direttore dello Spy Museum di Washington, alla cui penna – irresistibilmente tagliente – dobbiamo questo saggio spiazzante, raccolta di tutte le invenzioni rimaste allo stadio di brillante idea o tutt’al più di prototipo (per fortuna, aggiungerei). C’è da restarne allibiti. Al confronto il Dottor Stranamore meriterebbe il Nobel per la Pace. E non è un caso che l’autore si senta più volte nell’obbligo di ricordare che il libro non ha una sola riga di fantasia, essendo tutti i progetti opportunamente documentati, per cui a cadenza regolare il nostro Virgilio previene la naturale diffidenza di chi legge, con un implicito” credeteci, è vero”. E dunque: invadere il nemico di gatti-spia con microfoni sottopelle? Credeteci, è vero: copyright a stelle e strisce, si veda il fascicolo “Acoustic Kitty”. Concentrare in un solo raggio la potenza distruttiva del sole? Credeteci, è vero: il brevetto era del nazista Hermann Oberth. Convertire un iceberg artico in una colossale portaerei immune agli attacchi sottomarini? Credeteci, è vero: nel ’42 fu Winston Churchill in persona a dare il via libera. Costruire una mega- bomba piena di pipistrelli vivi da sganciare sul Giappone dopo Pearl- Harbor? Credeteci, è vero: fu l’idea sottoposta allo Stato Maggiore da un certo Adams, dentista della Pennsylvania. Il libro procede così, con un assortimento di trovate via via più stupefacenti, su cui è rimessa al lettore la scelta se ridere o piangere, visto che parliamo pur sempre dell’essere umano e di quanto sia accecante la sua mania distruttiva, fra tsunami provocati ad arte e bombardamenti nucleari della luna. Fa quindi bene Houghton a premettere che la vera protagonista del libro è la disperazione, etimologicamente intesa come ultima spiaggia. Questo è un libro disperato, concordo. Ma proprio in ciò consiste la sua portata comica: nell’idiozia del microbo umano, così minuscolo e così strafottente, così ottuso e così geniale, così veloce a entusiasmarsi come a disperarsi, mettendo a rischio il pianeta stesso a suon di cataclismi autoinflitti. E allora sì, ribadisco di essermi lasciato trascinare da questo catalogo di mostruosità militari e spionistiche, in cui ogni volta l’alto fine patriottico si sgretola in farsa, alla Sturmtruppen. Senza dire, poi, che nel terzo millennio la guerra inizia ad apparire uno sport fuori moda, vagamente retrò: minacciata di continuo, è destinata in genere a svaporare nel ben più remunerativo Risiko degli interessi economici, e se n’è avuto un lampante esempio nella crisi nord- coreana, partita a suon di razzi nucleari e riassorbita in fraterne strette di mano fra Donald e Kim Jong- un. Non sorprende allora che rispetto a una generazione fa, la guerra non figuri più fra le prime paure dell’umanità progredita, e sia ben sorpassata dalle crisi economiche o dagli attacchi terroristici. Lontani i tempi in cui i ricchi si costruivano il bunker antiatomico, e ancora si vendevano i kit di sopravvivenza. Certo, dalla Siria alla Libia, dalla recente crisi ucraina al calderone iraniano, il tamburo militare batte perfettamente il ritmo di quest’epoca aggressiva, ma tutto depone a farci credere che la guerra classicamente intesa – quella di polvere e sangue – sia ormai appannaggio del Terzo Mondo o quasi, magari combattuta con le armi riciclate dall’Occidente opulento e pacifista. Pertanto non resta che sorridere, con malcelata superiorità, a questo teatrino demodé in cui ancora il potere lanciava bombe come petardi, e il valoroso soldato Ryan dava il meglio di sé fra trincee e paracadute. Oggi, con ogni probabilità, Ryan servirebbe la patria seduto davanti a un computer, penetrando da hacker nella rete del nemico, e da lì seminando veramente il panico. A questo scenario nessuno degli inventori di Houghton era ancora arrivato. Achille che molla lo scudo e si batte col mouse? Non ditelo al dio Ares: potrebbe restarci secco.