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 2019  luglio 27 Sabato calendario

I carabinieri aggrediti in un anno

Ha commosso l’Italia intera la vicenda tragica del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega, il carabiniere uccisoieri aRoma da otto coltellate mentre stava svolgendo il suo mestiere di servitore dello Stato. Ha commosso l’Italia per le circostanze in cui è maturata la morte – forse il tentativo di recuperare una borsa sottratta da alcunimalviventi, che rendeva drammaticamente vera l’alternativa fatale tra la Borsa e la Vita; e poi ancora per il bottino sull’altare del quale è stato sacrificato quest’uomo di 35 anni – forse dei soldi necessari a comprarsi la droga, ragion per cui sarebbe stato rubato il borsello; e ci ha commosso per alcuni aspetti della sua vita privata efamiliare (Rega si era sposato solo una quarantina di giorni fa e pare inaccettabile ora pensare a quella neo-sposa, innamoratissima di lui, già come a una vedova), e infine per quell’eroismo della quotidianità che lo aveva indotto a non tirarsi indietro nel suo servizio notturno. Ma sarebbe  un errore pensare che si tratti di un caso isolato, di una tragica fatalità, di una circostanza sfortunata o eccezionale perché purtroppo gli atti di violenza subiti dai carabinieri e dalle altre forze dell’ordine rappresentano un elemento di allarmante continuità neifattacci di cronaca nazionale. E, ahinoi, costituiscono un fenomeno in continuo aumento. Ora non vogliamo ridurre all’aritmetica, al freddo calcolo matematico, dei fatti che toccano le nostre coscienze, scuotono la nostra emotività e dovrebberoindurci a dire soltanto “grazie” a questi eroi, al servizio della patria e della sicurezza. Ma i numeri ci aiutano a capire meglio i pericoli costanti cui sono esposti, il sacrificio quotidiano cui si prestano e a guardare con maggiore ammirazione (ma anche preoccupazione) al loro sforzo. E quindi a non sottovalutare laminaccia che devono fronteggiare. Leggendoi dati relativial 2018,forniti dall’Asaps (associazione sostenitori e amici della Polizia stradale), si scopreche ogni giorno sono statiferitiinmedia sette esponenti diCarabinieri, Polizia e agenti di altri corpi di sicurezza dello Stato. In totalelo scorso anno sono state ben 2.646 le aggressioni subite dalle forze dell’ordine italiane, di cui quasi la metà, 1.210, ha visto come vittime i militari dell’Arma.Altro elementoinquietante è che in quasi la metà dei casi, il 47,8%, gli aggressori erano immigrati: per l’esattezza in 1.264 circostanze. Quando si dice “risorse” per il Paese… La tendenza purtroppo non cala ma al contrario cresce quest’anno, nonostante un governo che ha posto grande attenzione alla questione sicurezza, legiferando sul tema. Stando all’ultimo report del ministero dell’Interno, solo nel primo quadrimestre del 2019 sono stati feriti 615 carabinieri e 248 poliziotti, in tutto 863 persone in divisa, ben 347 in più rispetto allo stesso periodo del 2018 (allora erano stati colpiti 328 carabinieri e 188 poliziotti). CADUTI SUL CAMPO A loro si aggiungono quanti hanno perso la vita sul campo: se nel 2018 ben 12 uomini in divisa sono stati uccisi durante operazioni e interventi,il 2019 è un anno particolarmente triste per i Carabinieri: da inizio anno quello di Rega è il terzo caso dimilitare dell’Armamortoin servizio. Ad aprile era caduto il maresciallo Vincenzo Carlo Di Gennaro, ucciso da un pregiudicato a Cagnano Varano in provincia di Foggia, mentre a giugno era stata la volta dell’appuntato scelto Emanuele Anzini, travolto e ucciso a un posto di controllo a Terno d’Isola in provincia di Bergamo da un automobilista poi risultato positivo all’alcol test. Leggendo i dati in prospettiva, dal 1961 a oggi – come si può verificare sul sito del Viminale – sono ben 3.776levittime del dovere, ossia quegli uominiin divisa che sono deceduti o hanno subito un’invalidità permanentein attività di servizio. Un vero e proprio bollettino di guerra, al quale spesso non prestiamoattenzione, impegnati come siamo ad evidenziare i (rarissimi e ovviamente deprecabili) casi in cui membri delle forze dell’ordine commettono violenze, e bravi soltanto ad approvare leggi per limitarne l’operatività o incolparli di svolgere il propriomestiere (vedi l’assurda introduzione del reato di tortura); in pari modo tuttavia, salvo casi particolarmente tragici, siamo pronti a dimenticarci o a passare sotto silenzio le violenze quotidiane da essi subite. Il pericolo è parte integrante del lorolavoro e rientra nellaloromissione,è vero.Maforse non sarebbemale ricordarci ogni tanto quante vite di comuni cittadini quegli uominiin divisa hanno salvato e risparmiato grazie al loro sacrificio.