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 2019  luglio 27 Sabato calendario

Sull’assoluzione di Binda

Inevitabili
Cronaca nera

La assoluzione di Stefano Binda, già all’ergastolo perl’assassinio di LidiaMacchi, accoltellata a morte trentadue anni orsono, ha addolorato e addirittura indignato la famiglia della vittima. Non si capisce perché. Oddio, chi ha perso un familiare per mano di un criminale ha il diritto di sperare che questi venga assicurato alla giustizia. La quale hail dovere di indagare e scovare il colpevole dell’orrendo massacro. Ma se non ci riesce, se non dispone di prove certe, non può condannare una persona qualsiasi, innocente, pur di saziare l’ansia riparatoria dei parenti di colei che ha perso la vita. Ormai la storia di Lidia e di Stefano è nota e non vale la pena di riassumerla in toto, sta di fatto che la ragazza è perita e che l’uomo è stato schiacciato sotto una coltre di accuse prive di senso, ipotesi, congetture senza riscontro Sia come sia, egli a distanzadilustriviene sbattutoingalera con una sentenza di primo grado in cui è scritto “fine pena mai”. Una cosada brividi, da Paesecheignorai princìpi basilari del diritto, al vertice dei quali c’è un dogma: si incarcera solamente chi è schiacciato da elementi inoppugnabili. Stefano invece viene recluso solo in quanto sospettato di avere scritto una lettera con una grafia che sarebbe, ma non è, la sua. Passano oltre tre anni e si celebra l’appello, durante il quale emerge un dato inequivocabile: quellamissiva non è statavergata da Bindi, il quale quindi non ha colpe. Assolto per non aver commesso il reato. Una vicenda simile grida vendetta al cospetto di Dio. L’exergastolanovienefinalmente liberato. Non protesta.Èmitee soddisfatto poiché gli è stata riconosciuta l’estraneità al fatto di sanguein questione.Ma i congiunti di Lidia si irritano, preferivano che l’imputato venisse ributtato in cella per sempre. Si sonoconvinti che costui abbia stroncatolafanciulla e non c’è verso di convincerli del contrario. Tutto ciò ha il sapore di una irrazionale vendetta, si ignora da quale certezza siaispirata, visto chelaCorte d’Assise d’Appello, rimediando a un errore madornale commesso nel giudizio iniziale, ha assolto con formula pienail povero Stefano, che ha scontato gratis il carcere pur essendo un signore al di sopra di ogni sospetto.A costui, sialagiustizia tardiva sia i familiari della vittima dovrebbero solochiedere scusa. Lagente non si butta in prigione se non quando le prove la inchiodano.