il Fatto Quotidiano, 27 luglio 2019
Il Viagra degli antichi
Sesso
Che il sesso abbia a che fare col corpo (quasi sempre) e con l’amore (il più delle volte, almeno nella migliore delle ipotesi) è questione già diffusamente appurata; tuttavia, a leggere I balsami di Venere di Piero Camporesi (1926-97), riproposto mirabilmente dal Saggiatore, scopriamo che nell’eros si compenetrano letteralmente anche cucina e morte, la prima come farmakon dell’altra. NON È UN CASO che già all’altezza del Medioevo uno dei più vitali filosofi, mistici e poeti arabi Ibn ’Arabi (1165-1240), mentre sosteneva quanto la massima aspirazione dell’uomo fosse l’amore (tanto divino quanto umano), lo definiva saggiamente “piccola morte”, e ciò perché da sempre al c o it us è legata l’idea di estasi, svenimento, vertigine. La riuscita felicità di tale definizione è commisurata anche nel ripetuto uso all’i nterno del linguaggio popolare: a partire dal Settecento, nel francese colloquiale l’orgasmo – e la perdita di sensi a esso correlata – è definito “la petite mort”. La letteratura ci mostra come siano molti i volti che Thanatos sa assumere per impedire che Eros si compia: può strappare uno dei due amanti alla vita – come capita a Romeo e Giulietta –, può essere una separazione –Lea e Chéri del fortunato romanzo di Colette –, una scelta di castità – come in La Principessa di Clèvesdi Madame de la Fayette –; e ancora un rifiuto, un impotenza virile o il suo rovescio, una frigidità. Ed è qui che Camporesi fa intervenire la cucina in cui si è molto cercato, nel periodo che intercorre tra Medioevo e Settecento – quan – do cioè la farmacologia non esisteva –, di trovare una soluzione a queste sfaccettature della morte. Con bibliofila ar gome ntaz ione, l’autore ricupera trattati, epistolari, memorie fino a disseppellire rimedi casalinghi, unguenti rinvigorenti degni delle televendite notturne nelle emittenti locali: in poche parole, il viagra degli antichi. Al servizio di Papa Gregorio XIII (1502-85) –che oltre a occuparsi del calendario era un salutista –, l’archiatra Alessandro Petronio consigliava a quegli uomini in età da matrimonio e procreazioEROS E FARMACI “I balsami di Venere” tra Medioevo e 700 nonno di Giacomo), che nel Trattato utilissimo di molte regole per conservare la sanità consiglia anche “le tartufole” (tuberi simili alle patate) per “movere la lussuria”. E poi ancora fave, melanzane e castagne ad accompagnare e insaporire code di volpi e di lucertole, testicoli di cervi, di tori, di galli “ch’ancora non calcano le g a l li n e” e grasso di vipera. SI NOTA come la questione ruoti p r e v a l e n t emente attorno al conforto da prestare all’o rgano maschile ( at ta cc at o dall’ins aziabile femmina) su cui si avviluppa l’intero tema dell’eros. E ciò perché in quegli anni sono gli uomini a pontificare sul sesso, e a vedere la donna “sempre vogliosa, sempre lasciva”, una creatura in perenne attesa della “b e n e d izione del membro eretto”, commenta nella sua introduzione Elisabetta Rasy. A levare timidamente la voce per porre l’attenzione sulla questione muliebre sarà Caterina Sforza, signora di ne che “hanno bisogno di maggior quantità di seme”di bere al mattino e alla sera per qualche giorno prima dei pasti una sbobba “di pan fresco e di chiari d’ovi mal cotti, ridotta a forma di latte”. Dal Medioevo al Barocco godette di ottima fama “il diasatirone di Mesue” (o diasatiron), confezionato con dosi massicce di testicoli di volpe cotte in brodo di ceci e poi amalgamate con “latte vaccino o pecorino, oglio e butiro vaccino”, ottimo per eccitare gli appetiti di Venere. Anche le carni del piccione, soprattutto se cotte nel vino rosso, “aumentano l’appeti – to del coito”secondo Michele Savonarola (1385-1468, Forlì (1463-1509). Nei suoi E x pe r i me n t i, un ricettario medico-cosmetico, oltre a prodursi in ricette afrodisiache per “fare stare duro el membro tutta la notte”, consiglia alle donne unguenti, acque riparatrici, lozioni, polveri e profumi per conservare la linea, levigare, rassodare, schiarire, depilare. Le sue “acqua de iovinezza” e “acqua mirabile e divina” aiutano a restare belle e giovani, ma anche a “far le mammelle piccole e dure”. In più, sapeva anche come trasformare una “donna corrupta” (non più vergine) in “naturalissima vergine”. I balsami di Venere è un pastiche godibilissimo, divertente ma anche terapeutico. Perché mentre oggi l’imperitura ossessione per la camera da letto – a cui dopo il Medioevo venne affiancata con l’Illuminismo il salotto e la conversazione – si declina in strumento di controllo politico-religioso (come farlo, con chi è giusto farlo, quando farlo) o nello scambiarsi o rubare sextape in chat, Camporesi ci ricorda quando il sesso era una cosa seria.