il Giornale, 27 luglio 2019
Parità in Olanda (Ajax) tra calciatori e calciatrici
Sport calcio
Ancora una rivoluzione, anche questa volta totale. L’Olanda è entrata nella storia del calcio negli anni 70, pur senza vincere i mondiali (perse la finale con la Germania nel 1974). Ci riuscì grazie a Cruijff e i suoi compagni, che anche con l’Ajax (in grado di vincere la Coppa dei Campioni per tre anni di fila dal 1971 al 1973) avevano portato il calcio a un livello successivo: quel calcio totale, nuova filosofia di gioco raccolta e rivisitata in era moderna da Pep Guardiola prima con il Barcellona e poi con il Bayern Monaco e il Manchester City.
Sempre dall’Olanda, sempre da Amsterdam, arriva ora la nuova rivoluzione, che può essere illuminante per tutto il mondo del calcio: sull’onda del grande successo delle donne ai mondiali (edizione più seguita di sempre), nelle quali le oranje hanno raggiunto la finale (persa contro gli Usa), i dirigenti dell’Ajax hanno ufficializzato l’equiparazione contrattuale fra uomini e donne. Calciatori e calciatrici avranno finalmente gli stessi diritti. Verrà infatti assicurato anche alle ragazze salario minimo, assicurazione sanitaria (con garanzie in caso di infortuni) e vacanze. «Con questo accordo collettivo possiamo fare un altro passo in avanti verso il professionismo ha commentato la responsabile della sezione femminile dell’Ajax Daphne Koster. Spero che altri club seguano il nostro esempio. Finora potevamo firmare contratti della durata massima di due anni e una tesserata poteva andarsene anche a metà stagione. Questo accordo cambia completamente le cose».
Un’iniziativa del genere in Italia, dove il calcio femminile non ha ancora raggiunto lo status professionistico, sarebbe un salto in avanti notevolissimo. Il salario minimo per un giocatore della Serie A maschile è pari a 26.655 euro annui netti, vale a dire 2.221 euro mensili. Le calciatrici italiane, non sottoscrivendo veri e propri contratti di lavoro ma semplici accordi economici con i rispettivi club, hanno limiti di guadagno ben precisi. Chi gioca nel campionato femminile italiano, infatti, non può ricevere un compenso superiore ai 30.658 euro lordi a stagione (circa 20.000 netti all’anno).
Di fatto, al momento, il minimo garantito agli uomini supera lo stipendio massimo delle donne. Le calciatrici italiane, in realtà, grazie a una serie di modifiche del regolamento FIGC, possono ricevere, oltre allo stipendio, anche indennità di trasferta, rimborsi spese forfettari e voci premiali per un massimo di 61,97 euro al giorno per 5 giorni alla settimana. Un aiuto, certo, ma non la risoluzione del problema.
Ecco perché ancora oggi spesso le calciatrici italiane sono costrette ad andare all’estero (Sara Gama ha giocato col Psg, Raffaella Manieri con il Bayern Monaco) per respirare il professionismo. L’ennesima rivoluzione che arriva dall’Olanda, lanciata ancora una volta dall’Ajax, può però cambiare le carte in tavola. Per questo la speranza è chela rivoluzione, più che totale, sia globale.