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 2019  luglio 27 Sabato calendario

Intervista a Bocelli

Spettacoli
Musica classica e lirica
Prima riflette un po’, poi dice: «Sono sempre stato un ribelle: ciò che ho fatto, l’ho fatto per conquistarmi un po’ di libertà in più». Andrea Bocelli ha appena finito un giro di concerti planetario («In effetti sono arrivato alla fine un po’ stanco») e adesso è nel bel mezzo del Teatro del Silenzio, quello spettacolo unico al mondo che lui organizza nella sua Lajatico in provincia di Pisa. Un palco che potrebbe essere al centro di una tela di Giovanni Fattori, tanto sono intensi i colori dei campi e degli alberi intorno. E un cast sofisticato visto che l’altra sera c’era Mika (alla sua prima grande esibizione dopo il bel singolo Ice cream) e stasera si esibisce la popstar Dua Lipa, che ha 24 anni e due Grammy alle spalle. Per non farsi mancare nulla, ha anche ospitato la Celebrity Fight Night, i cui proventi andranno al Muhammad Alì Parkinson Center e alla Andrea Bocelli Foundation che quest’anno promuove la ricostruzione dell’Accademia di Camerino, distrutta dal terremoto del 2016. C’è anche il numero solidale 45580 per fare donazioni fino al 3 agosto. E lo stesso numero sarà attivo anche il 14 settembre durante la prima serata di Raiuno che trasmetterà il meglio di questa edizione del Teatro del Silenzio. Dopotutto, in un mare di chiacchiere, Andrea Bocelli è uno dei poch(ssim)i che con la sua Fondazione ci metta energie e credibilità per fare ciò che tanti si dimenticano di fare: aiutare chi ha bisogno.
Però, Bocelli, stavolta al Teatro del Silenzio c’è molto pop.
«Ho pensato che in questa edizione fosse giusto per celebrare i miei 60 anni e il mio disco pop che è andato al numero uno in classifica sia in Gran Bretagna che negli Stati Uniti. È una parentesi eccezionale».
Stasera duetta con Dua Lipa.
«L’ho fatto anche nel disco Sì (di cui uscirà il repack in autunno – ndr) ma è stato come sempre un duetto a distanza perché le tecniche di registrazione ce lo consentono. Stavolta lo facciamo dal vivo e io sono contentissimo».
Perché?
«Perché questo brano è l’ultimo che ha firmato Lucio Quarantotto prima di andarsene. Lui è stato l’autore anche di Con te partirò».
Con questo brano, Bocelli è partito da Sanremo ed è arrivato al successo. È vero che farà il direttore artistico del prossimo Festival?
«Dico categoricamente di no. Non è per spocchia, è per umiltà: le cose bisogna saperle fare e io non so affrontare questo tipo di questioni. E poi Sanremo è la nostra vetrina pop nel mondo e quindi ne ho la massima stima».
Dopo Modugno, è l’artista di Sanremo che ha avuto più successo nel mondo.
«Ed è difficile riuscirci nei Paesi dei quali non conosci a fondo la lingua. Non essere madrelingua è sempre un disagio».
Negli Stati Uniti, Bocelli è da decenni una star. Anche in altri Paesi. Paradossalmente in Italia ha faticato di più.
«Nemo propheta in patria. Ma per fortuna sono riuscito a smentire anche questo e il rapporto con il pubblico italiano è bellissimo».
Sta pensando a un altro disco di pop?
«Non lo so. La promozione è faticosissima e talvolta mi viene da pensare che Sì sia il mio ultimo disco pop. Ma mai dire mai».
Giovedì sera ha duettato con Mika.
«Un artista bravissimo che ho incontrato per la prima volta».
Ed Sheeran, che ha appena pubblicato un disco di collaborazioni con altri artisti, ha rivelato che l’ispirazione gli è venuta dal vostro duetto in Perfect.
«Un ragazzo bravissimo e umile che si è conquistato tutto ciò che finora ha raggiunto».
A proposito di giovani, al Teatro del Silenzio il direttore d’orchestra per la parte classica è Beatrice Venezi.
«Bravissima. E, se è vero che la bellezza salverà il mondo, lei contribuirà a salvarlo».
Anche il palco del Teatro del Silenzio è molto bello.
«È dominato dal gigantesco uomo alato di Daniele Basso, alto 14 metri con 350 facce di acciaio specchiante».
Il primo brano del suo disco si intitola proprio Ali di libertà.
«E l’architetto Alberto Bartalini ne ha fatto il tema portante di questa edizione. Dopotutto siamo nel cinquecentesimo anniversario della morte di Leonardo da Vinci, uno che aveva voglia di scavalcare i confini ed è diventato ispirazione per tutti».
Al Teatro del Silenzio lei celebra le proprie origini.
«Se penso al ragazzo di campagna che ero e che, in parte, sono rimasto, mi rendo conto di essere stato catapultato in una realtà fiabesca. Io non me lo aspettavo, non avrei potuto prevederlo e adesso mi sento di dire che forse l’unica spiegazione è che vuolsi così colà dove si puote. Non so darne altre».
A giudicare dai suoi concerti, molti una spiegazione ce l’hanno.
«L’altro giorno la mia meravigliosa moglie Veronica è venuta da me con un foglietto e mi ha detto: Senti qui».
Cos’era?
«Mi ha letto le prevendite dei miei concerti da qui alla fine del 2020 e sono quasi tutti sold out in tutto il mondo. E, se i numeri misurano la quantità di affetto, allora mi sento di essere molto amato in parecchie parti del globo».
Lei è un simbolo dell’Italia nel mondo. Un’Italia complicata.
«Mi viene da pensare che le grandi scelte politiche ormai non vengono dal Parlamento ma da altre parti... Più nel concreto, mi chiedo come sia possibile che chi ha fatto tutt’altro fino a ieri si ritrovi all’improvviso a gestire una macchina complicatissima come lo Stato. Se funziona, molto si deve ai tanto sottovalutati burocrati, quelli di alta schiatta, sono loro che portano avanti il Paese. Non sono stati eletti, hanno vinto un concorso».
Dai social network emerge l’idea che la competenza non conti nulla.
«I social a mio parere rappresentano una anomalia mostruosa. Dal primo ministro all’ultimo imbecille, tutti hanno la stessa voce. Se ci pensiamo, è una forma di negazione della democrazia. Si può solo sperare che siano una valvola di sfogo...».
Suo figlio Matteo sta diventando una star.
«Dopo il duetto di Fall on me sta vivendo un momento entusiasmante della sua vita, anche se io vorrei che si impegnasse di più nello studio. Ai miei figli ho sempre dato questo insegnamento: Tante idee, qualche ideale, poche ideologie».