La Stampa, 27 luglio 2019
Cocaina impastata nelle copertine dell’Enciclopedia spagnola
Droga
Cocaina purissima impastata nelle copertine dell’enciclopedia spagnola. Ecco le alchimie criminali per aggirare i controlli di frontiera. Così dal Perù e dall’Ecuador arrivava la droga destinata a una fiorente rete di trafficanti, sospettati di essere vicini alle gang sudamericane che cercano di espandere il loro potere nell’hinterland milanese, e guardano con interesse anche a Torino. In quattro sono stati arrestati in un blitz congiunto tra carabinieri del comando provinciale di Torino e della Guardia di Finanza: si tratta di tre peruviani e un italiano. Uno dei sudamericani, Victor Rodolfo Pelaes Cruz, 43 anni, era già stato arrestato in passato in un’operazione antidroga delle Dda emiliane e lombarde che lambiva i clan della ’ndrangheta. In una carrozzeria di Trezzano sul Naviglio, i quattro avevano ricavato un laboratorio per estrarre la cocaina. Tra vaschette e boccette di solventi, gli investigatori hanno sequestrato un chilo e mezzo di cocaina in polvere, e circa due chili di sostanza grezza. Per allestire e trasportato gli strumenti per la raffinazione hanno usato un’ambulanza.
Impregnate le copertine rigide
La droga e i volumi sono stati affidati al laboratorio analisi del Nucleo Investigativo di Torino, per la determinare con precisione il grado di purezza dello stupefacente. Il procedimento usato dai trafficanti è tra i più efficaci. Chimica basilare. Al posto delle pagine, impregnate di inchiostro che avrebbero potuto alterare la droga, i trafficanti hanno usato le copertine rigide e i dorsi di cartone, spugnoso e incolore. I libri, una volta arrivati a destinazione, venivano privati dell’anima di cartone. Il materiale recuperato era ridotto in pezzi e immerso nell’alcol per avviare l’estrazione. La pasta ottenuta, veniva compressa per ottenere il «nettare». Poi passavano al filtraggio, fino ad ottenere una soluzione di alcol e cocaina priva di impurità. Con l’ultimo passaggio, una sorta di distillazione, riscaldavano la soluzione alcolica per farla evaporare: alla fine del processo ottenevano la cocaina solida. Pronta per essere tagliata e distribuita.
La beffa del codice
Nel torinese, un anno fa, i carabinieri avevano già trovato un’altra banda che usava lo stesso metodo. In quell’occasione, i trafficanti, non senza un pizzico di ironia, avevano intriso di cocaina le pagine di alcuni codici penali. Ma la presenza di inchiostro aveva deteriorato la droga. Il segno di una giustizia, in fondo.