La Stampa, 27 luglio 2019
Una lettera di Siri alla Stampa
Prima pagina
Caro Direttore,
in questi ultimi mesi di violenti attacchi alla mia reputazione sono sempre stato in silenzio, per rispetto del lavoro della magistratura, come mi ha esortato il mio difensore l’avvocato Fabio Pinelli e perché ero fiducioso che la verità potesse emergere nella fase delle indagini a mio carico per una vicenda nella quale non ho alcuna responsabilità, se non quella di aver regolarmente svolto il mio lavoro di parlamentare proponendo un emendamento chiestomi formalmente dal Consorzio dei Produttori di Mini Eolico (Cpem).
Un iter come tanti altri che ho delegato ai miei uffici, tant’è che dell’argomento non avevo neppure più memoria e solo dopo aver saputo delle indagini a mio carico ho potuto ricostruire punto per punto l’attività svolta. Un’attività per niente incessante, a differenza di quello che si è letto, come confermano i funzionari del Mise ascoltati dai magistrati (i verbali fanno parte del fascicolo, ma nessuno ha voluto soffermarsi). Il Professor Paolo Arata, effettivamente, è stato insistente nel sollecitarmi la proposta dell’emendamento, ma non più di quanto non lo sia stato qualunque altro soggetto che mi abbia chiesto un interessamento legislativo per altri settori. Mai e poi mai ho asservito a lui o ad alcuno le mie funzioni di rappresentante della Repubblica e questo risulta da tutte le mie interlocuzioni non solo telefoniche, ma anche sms, e-mail e WhatsApp che spontaneamente ho consegnato alla magistratura inquirente.
Ho sempre lavorato nell’interesse del Paese, dedicando entusiasmo, passione ed energia per portare avanti riforme e interventi a favore della crescita e dello sviluppo. Mi sono sempre comportato nel rispetto della legge e mai sono venuto meno ai miei doveri e all’autentico rispetto che nutro per le Istituzioni. La richiesta di interessamento da parte di Arata e del Consorzio era assolutamente razionale e condivisibile. Si proponeva di sanare le difficoltà in cui si trovavano un centinaio di piccoli imprenditori che avevano investito i loro capitali esponendosi anche con le banche per completare gli impianti nei tempi previsti dalla legge, ma non avevano ottenuto l’allaccio alla rete elettrica, nonostante questa fosse stata richiesta entro i termini prescritti, perdendo così l’opportunità degli incentivi che, come sappiamo, sono alla base di ogni investimento nel settore delle rinnovabili.
Ricordo a tal proposito che lo sviluppo delle energie rinnovabili, comprese quelle da fonte eolica, sono un punto fondamentale del contratto di Governo e del programma elettorale di entrambi i partiti che sostengono l’attuale maggioranza.
Non ho mai minimamente pensato ad alcun nesso tra questa attività e la mafia. A meno di non voler sostenere che tutti i produttori di mini eolico sono mafiosi, io ho fatto ciò che ritenevo legittimo per aiutare i piccoli imprenditori rappresentati da un’Associazione importante regolarmente iscritta al Registro per la trasparenza del Mise, come i miei uffici hanno potuto appurare durante le verifiche effettuate prima di procedere con la proposta emendativa. Tutto è stato svolto nella piena correttezza della procedura, con tutte le verifiche del caso e con l’intento di salvaguardare posti di lavoro in totale coerenza con le linee politiche del Governo.
Per questo interessamento, ribadisco ciò che ho già detto ai magistrati, non ho mai ricevuto o accettato offerte né dazioni di denaro. Mai l’avrei fatto! Sostenere iniziative legislative di buon senso, coerenti con le linee programmatiche del partito, ritengo sia precisamente il compito per cui un rappresentante del Parlamento viene eletto e pagato dai cittadini italiani.
Non ho idea di cosa passasse per la testa di Paolo Arata o quali fossero le sue intenzioni. Non sapevo nulla dei suoi affari, delle sue attività personali o delle sue discutibili frequentazioni. L’unica cosa che avevo percepito è che con questo sostegno al Consorzio lui volesse consolidare la sua posizione come punto di riferimento politico nel settore energetico.
Il resto sono tutte ricostruzioni infondate, incollate tra loro da una forte dose di malafede. La mia amicizia con Arata è sempre stata caratterizzata, invece, dalla totale buona fede e dalla stima nei confronti di un apprezzato docente universitario, nominato per tre volte commissario straordinario di Governo, ex parlamentare, insignito di riconoscimenti per meriti scientifici dalla Marina Militare, ospitato come esperto di temi ambientali ed energetici presso il Senato degli Stati Uniti. Né più, né meno.
Ieri, finalmente, è stato segnato un momento di verità importante nell’incidente probatorio chiesto dalla Procura, eppure continuo a leggere calunnie e ricostruzioni irreali come un fantomatico pranzo con questo Signor Nicastri. Ribadisco che con queste persone io non ho mai avuto nulla a che fare, non le conosco, mai ho sentito i loro nomi o di cosa si occupassero prima del 18 aprile scorso, quando ho appreso dell’inchiesta che mi riguarda.
Purtroppo chi si trova nella mia situazione non ha molti mezzi per difendersi, perché la calunnia e la diffamazione corrono molto più veloci e sono molto più pervasive della verità, che invece solo il tempo può rivelare. Reagirò con tutti gli strumenti che la legge mi mette a disposizione contro questa campagna diffamatoria che inanella insinuazioni come proiettili nel caricatore di un mitra, per poi spararmeli impunemente in pieno petto.
Il nostro ordinamento per difendermi dalle calunnie mi concede solo lo strumento della denuncia/querela. Alcune le ho già fatte, altre le sta preparando il mio avvocato e continuerò così nei confronti di tutti coloro che approfittano di questa circostanza di difficoltà per screditarmi, per infierire. Ricordo a costoro che chi si ostina a voler guardare a tutti i costi il male nel prossimo, è solo perché non ha il coraggio di guardarsi dentro. Sarebbe un bel esercizio evolutivo e di consapevolezza lavorare su questo paradigma che già duemila anni fa un Signore ci esortava a fare nostro. Il tempo passa e il trave e la pagliuzza restano sempre lì a memoria di tutte le ingiustizie di cui è capace l’essere umano.