la Repubblica, 27 luglio 2019
Una condanna troppo lieve per gli assassini di Alatri
Cronaca nera
FROSINONE – «Ce l’hanno ucciso un’altra volta». Lucia e Melissa, la mamma e la sorella di Emanuele Morganti, massacrato di botte due anni fa ad Alatri, sono distrutte. La sentenza emessa ieri pomeriggio dalla Corte d’Assise del Tribunale di Frosinone, che ha derubricato l’accusa in omicidio preterintenzionale, un pestaggio insomma sfuggito di mano e finito con la morte del ventenne, ha riaperto ferite mai guarite. Tre imputati condannati a sedici anni di reclusione a testa e un quarto assolto. Quando i giudici hanno letto il dispositivo in aula si sono levate le urla dei familiari e degli amici della vittima e sono dovute intervenire le forze dell’ordine per riportare la calma. Per mesi è stata chiesta giustizia. Sono stati aperti anche gruppi Facebook e la decisione della Corte d’Assise non va giù a parenti e amici di Emanuele: il ragazzo fu allontanato dal circolo Arci “Mirò” nella notte tra il 25 e il 26 marzo 2017, dopo un banale litigio, braccato dal branco in piazza regina Margherita e massacrato di calci e pugni, impedendo anche agli amici che erano con lui di soccorrerlo. «Hanno persino sputato sul corpo di Emanuele ormai esanime sul selciato», hanno spesso ricordato i familiari. Per la Corte però, gli imputati hanno aggredito il ventenne di Tecchiena, ma non volevano ucciderlo. Quindi, omicidio preterintenzionale. Sedici anni di reclusione a Michel Fortuna, per cui i pm avevano chiesto l’ergastolo, 16 anni ai fratellastri Mario Castagnacci e Paolo Palmisani, e assoluzione per il padre di quest’ultimi, Franco Castagnacci, detto “Belle Armi”, ritenuto estraneo alla vicenda e scarcerato. Emanuele Morganti morì a distanza di 24 ore dal pestaggio. Il ricorso in appello sembra scontato.