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 2019  luglio 27 Sabato calendario

Siri prese un milione a San Marino

Prima pagina
Il caso Siri raddoppia. Come racconta L’Espresso in edicola da domani con Repubblica, dopo le inchieste aperte in Italia dalle procure di Milano, Palermo e Roma, anche San Marino indaga sugli affari del senatore Armando Siri, ex sottosegretario e consigliere economico della Lega. La nuova istruttoria riguarda due «prestiti di favore a elevato rischio» concessi da una banca dell’ex paradiso fiscale e caratterizzati da una doppia serie di «violazioni sistematiche» delle regole creditizie: 750 mila euro incassati dal senatore tra ottobre e gennaio, quando era ancora viceministro delle Infrastrutture, e altri 600 mila ottenuti appena tre mesi fa da un imprenditore amico di Siri. Entrambi i finanziamenti bancari sono stati giudicati «contrari ai principi di sana e prudente gestione del credito» dagli ispettori della Banca Centrale di San Marino e dell’Agenzia anti- riciclaggio (Aif), che dopo sette mesi di verifiche e interrogatori riservati hanno deciso di denunciare tutto alla magistratura. E di trasmettere gli atti anche alla procura di Milano. L’Espresso pubblica in esclusiva i documenti dell’indagine. Dagli atti risulta che il prestito non aveva motivazioni finanziarie: è stato deciso dalla banca con la mediazione pure di un “esponente delle istituzioni” di San Marino, per avere «scambi e relazioni con il senatore, considerata l’importante posizione di sottosegretario», in grado di condizionare il governo italiano. Le anomalie più gravi della pratica di Siri riguardano documenti decisivi che risultano «alterati», «cancellati», «omessi» o «tenuti nascosti»: atti ricostruiti dagli inquirenti dopo uno scontro con la banca per sbloccare il sistema informatico. Ora anche queste carte sono state trasmesse ai pm italiani. L’indagine della Procura di Milano sugli affari di Siri a San Marino era nata all’inizio di quest’anno dalla segnalazione anti-riciclaggio di un notaio milanese, rivelata da Report, che riguardava i 585 mila euro utilizzati dal senatore per acquistare una palazzina alla periferia di Milano, intestata però a sua figlia. Il secondo prestito di 600 mila euro che risulta «correlato a Siri» è finora del tutto inedito. L’ex sottosegretario è sempre stato difeso pubblicamente dal leader della Lega, Matteo Salvini, ma ha dovuto lasciare la poltrona di governo perché coinvolto in un’altra inchiesta, con l’accusa di corruzione: la revoca dalla carica è stata decisa in aprile dal premier Giuseppe Conte su pressione dei Cinquestelle. Quell’indagine, trasferita da Palermo a Roma, riguarda una presunta tangente di 30 mila euro promessa da un avvocato siciliano all’allora sottosegretario della Lega, in cambio di un emendamento diretto a favorire un imprenditore trapanese arrestato per mafia, il “re dell’eolico” Vito Nicastri, accusato di essere vicino al boss stragista Matteo Messina Denaro ricercato da 26 anni.