Corriere della Sera, 27 luglio 2019
Un’italiana tra gli squali martello in Costarica
Natura Animali
«Gli squali martello sono animali timidissimi. Mi devo nascondere dietro le rocce per osservarli, si spaventano e scappano appena vedono un sub». Se li conosci non li eviti, e la biologa marina Ilena Zanella gli squali martello li conosce bene. «Sono animali nobili e tranquilli, la prima volta che li ho visti mi hanno dato una sensazione di tenerezza e bisogno di aiuto. Sì, gli squali martello hanno cambiato la mia vita», ammette la ricercatrice italiana 38enne che ha ricevuto dalle mani della principessa Anna a Londra il premio Whitley, considerato l’Oscar Verde per chi opera nel campo della protezione ambientale e agisce in collaborazione con le comunità locali.
«Sono nata in provincia di Varese e cresciuta vicino a Livorno, dove i miei genitori si erano trasferiti quando avevo 3 anni. All’età di 16 anni i miei si sono spostati in Costarica», racconta. «È stato un trauma perché ho perso tutti i miei amici e non conoscevo nessuno nel paesino di Playas del Coco. Qui ho iniziato a fare le prime immersioni, circondata da squaletti appena nati, e decisi che da grande volevo diventare biologa marina. La professoressa al liceo mi diceva che studiando il mare non avrei mai trovato un lavoro».
All’università Ilena ha conosciuto Andrés Lopez, compagno di studi e futuro marito (hanno una bambina di 6 anni, Amber), insieme hanno fondato Misión Tiburón (Missione squalo) per creare un santuario dello squalo martello smerlato, dove vengono protetti anche mante e tartarughe. «Gli squali si riproducono nel Parco nazionale dell’Isola del Cocco, nell’oceano Pacifico a 500 chilometri dal Costarica. Non ci sono strutture, solo i ranger del parco possono fermarsi la notte. I visitatori devono sostare in barca».
Le femmine poi tornano sotto costa dove nascono gli squaletti. «È il posto più pericoloso: i piccoli finiscono nelle reti dei pescatori e subiscono l’inquinamento portato dai fiumi che sfociano nel Golfo Dulce. In 20 anni gli squali martello dell’Isola del Cocco sono diminuiti del 45 per cento. Con il ministero dell’Ambiente abbiamo creato programmi di educazione ambientale coinvolgendo i pescatori, senza il loro sostegno infatti non avremmo mai avuto successo. Prima pescavano gli squali e tagliavano le pinne che sono molto ricercate sul mercato asiatico. Oggi in Costarica questa mattanza è diventata illegale».
Non ha mai avuto paura a immergersi tra i pescicani? «Mai, anche se lo squalo bianco non l’ho mai incontrato. Ho avvicinato lo squalo tigre e lo squalo toro, ma non ho mai subito attacchi», spiega Zanella. «Porto i sub a fare safari fotografici tra gli squali martello, che hanno sviluppato quella testa che li contraddistingue perché nasconde gli elettrosensori con i quali stanano le razze e gli altri animali che si alimentano sul fondo». Il pericolo, oltre alla pesca, ora arriva dalla plastica che è giunta anche nella remota Isola del cocco. «L’anno scorso abbiamo visto uno squalo balena, un animale di rara bellezza, quasi commovente, che nuotava trascinandosi una rete tra le branchie, alla quale erano aggrovigliati una serie di secchi di plastica. A fatica siamo riusciti a liberarlo», racconta la biologa marina che, nonostante tanti anni in Costarica, è legata all’Italia. «Voglio che mia figlia conosca le sue radici. Io mi sento ancora italiana, ma quando trovi ciò che ami, non è più un lavoro: è uno stile di vita».