Corriere della Sera, 27 luglio 2019
Una biografia di Gianrico Tedeschi
Spettacoli Teatro
S’intitola Semplice, buttato via, moderno (pagine 224, e 27) un libro, uscito recentemente per le edizioni Viella, sulla vita di Gianrico Tedeschi, protagonista e decano del teatro italiano. Un volume agile, piacevole da leggere, in cui si intrecciano molte storie, pubbliche e personali: la biografia di un grande attore di successo; la vicenda di un giovane militare, durante la Seconda guerra mondiale; il rapporto di Tedeschi con sua figlia Enrica, la voce narrante del libro; ma anche le riflessioni di Luciano Zani che, nella postfazione, sintetizza che cosa accadde agli Imi, gli internati militari italiani, quegli ottocentomila soldati catturati dalla Wehrmacht dopo l’8 settembre del 1943.
Tedeschi fu uno di loro. Partì per il fronte greco nel 1941, quando aveva 21 anni ed era uno studente di lettere, un sottotenente intelligente e simpatico. Arrestato nell’autunno del 1943, non aderì alla Repubblica sociale italiana, rimase fedele al re e affrontò la prigionia. Dunque, una storia che finisce bene? Non proprio. Come Barteleby lo scrivano del racconto di Herman Melville, che alla realtà oppone un timido ma fermo «Preferirei di no», gli Imi non furono personaggi vincenti. All’indomani della guerra, i sopravvissuti si trovarono in una società che celebrava la Resistenza e non riconosceva la loro esperienza. Militari, fedeli al re, senza un’identità politica precisa, troppo diversi dal partigiano combattente sui monti, vennero ignorati dalla classe dirigente e dall’opinione pubblica.
Del resto, anche Tedeschi, come gli altri Imi, Giovannino Guareschi e Alessandro Natta ad esempio, non ha mai spiegato perché e come si potesse essere legati ad un sovrano che, dall’ottobre del 1922 fino al luglio del 1943, aveva avallato l’operato del regime totalitario, per poi fuggire dalla capitale. Un re che non aveva mai mostrato il coraggio di Tedeschi e di quanti come lui seppero dire di no.