Corriere della Sera, 27 luglio 2019
Biografia di Hans-Georg Maassen
Hans-Georg Maassen non è certo uno sconosciuto. La sua rimozione dalla guida dei «servizi» tedeschi, cioè l’Ufficio federale per la Protezione della Costituzione, fu una bufera che fece traballare il governo Merkel. Ma ora, un anno dopo quello scandalo (provocato da un intervento che contraddiceva la stessa cancelliera su un episodio di «caccia al migrante» a Chemnitz), l’ex «capo delle spie» ha iniziato una seconda vita sui social media, dove si autodefinisce «un sobrio realista che ha forti preoccupazioni per il futuro dell’Europa». «È il Don Chisciotte di Twitter», scrive su Stern Micky Beisenherz.
Nato a Mönchengladbach, 56 anni, Maassen fu chiamato al vertice dell’«Ufficio» per risollevarne le quotazioni dopo gli «omicidi del Kebab»: connivenze ritardarono le indagini e impedirono di mettere fuori combattimento rapidamente la cellula di neonazisti responsabile degli attentati. Che lui non fosse l’uomo giusto per quel compito lo si è capito troppo tardi.
Sul ruolo delle Ong si può riflettere, ma appare uno scherzo poco divertente sostenere – come ha fatto il blog Journalistenwatch – che la vicenda della nave di Carola Rackete sia stata una sceneggiata messa in piedi dalla tv pubblica Ard. Maassen, ricorda Deutsche Welle, ha condiviso quell’articolo. Secondo lui i disperati che tentano di sfuggire a condizioni di vita disumane «non sono profughi» ma emigranti portati in Europa da un «servizio shuttle».
Il sogno dell’ex numero uno del Bundesamt für Verfassungsschutz è di spostare a destra i cristiano-democratici. «Non ho aderito trenta anni fa alla Cdu – ha detto – perché arrivassero 1,8 milioni di arabi in Germania». Le sue simpatie sembrano andare però ben più in là della Werte Union («Unione dei valori»), un gruppo ultra-conservatore nato all’interno del partito di Angela Merkel. Fino a sfiorare, con grande allarme di molti politici, ambienti e gruppi tenuti sotto osservazione dal suo vecchio ufficio. Sembra inverosimile, ma è così.